IL FUTURO CHE VORREI
Il futuro che vorrei è liscio come una pesca noce e giallo intenso come la curcuma, lucido come una mela al sole e candido come la farina di riso, dissetante come un sorbetto ma caldo come una zuppa appena servita, imprevedibile come un soufflè ma rassicurante come una crostata, cremoso come il guacamole ma solido come un torrone.
Il futuro che vorrei è una farfalla dalle ali ricamate che sceglie bene il fiore dove (ri)posarsi, è una bolla di sapone che non scoppia, è una piantina di timo che non si secca neanche in inverno, è una candela che non si consuma, è una barchetta di carta che non affonda e una coccinella che non vola via.
Il futuro che vorrei è una lucciola che fa strada nel buio, è una coperta di lana fatta a mano da una nonna, è un piccolo tesoro custodito dentro una scatola di latta, è un biscotto a forma di quadrifoglio, è un mare trasparente di cui si vede il fondale, un giglio che cresce puro su una spiaggia e un cuore pronto nuovamente ad amare.
Il futuro che vorrei è fatto di persone che non si chiudono e vivono pienamente perchè hanno capito che la vita è fragile e appesa al filo di un destino che non sempre possiamo controllare… e allora baciano tanto, stringono, non sprecano tempo e agiscono dando importanza a ciò che vale veramente, più di tutto: noi, la pelle, gli abbracci, le emozioni, gli occhi accesi, le mani che si stringono, i progetti condivisi. Il sentirsi al sicuro.
Il futuro che vorrei è fatto di giornate da prendere come giuggiole in un cestino, una alla volta, senza tralasciarne nessuna perchè tutte hanno un loro sapore e un valore. Un sapore e un valore antico che dà dolcezza sincera al presente e ci accompagna, muffin dopo muffin, verso quellocheaccadrà…
MUFFIN DI GRANO SARACENO CON YOGURT E GIUGGIOLE
140 di farina di grano saraceno
140 g di farina 0
Circa 20 giuggiole
Due uova
125 g di yogurt bianco
130 g di zucchero di canna
80 g di olio delicato
Mezza bustina di lievito
*Ingredienti per 15-17 muffin
Preriscaldate il forno a 180°.
Tagliate le giuggiole in due, togliendo il nocciolo. Tenete da parte.
In una ciotola, mettete le due farine setacciate con il lievito. In un’altra ciotola, sbattete le uova con lo zucchero, l’olio e lo yogurt. Unite il contenuto delle due ciotole e mescolate (ma non troppo).
Distribuite l’impasto nei pirottini da muffin e mettete in superficie le giuggiole tagliate (2-3 pezzetti per muffin).
Infornate per 20-30 minuti, controllando la cottura con uno stecchino. Sfornate e lasciate raffreddare.
89 Comments
Francesca Maria
15 Novembre 2015 at 19:25
Meravigliosi! Come lo sguardo del micione!
Francesca P.
15 Novembre 2015 at 19:30
Lui non si perde una ricetta e vuole essere sempre qui con noi! 😉
Grazie!
Anna
15 Novembre 2015 at 19:42
Cara Francesca, che bel post… Lieve e delicato, come una coccola calda in questi giorni che hanno calato una mesta tristezza su tutti noi…
Questo, proprio questo, è il futuro che vorrei anche per i
miei figli, per questi figli che, con
disincanto, guardano ma non capiscono… Perché non si può capire, davvero…
Vorrei un futuro col cuore
aperto, perché vi entrino
lecosebelle della vita…
Vorrei un futuro fatto di carezze
e di occhi limpidi, di sogni che rispettano l’altro, di parole che
cullano i dolori, di libertà di essere…
Vorrei un futuro come il tuo, con
farfalle dalle ali ricamate, che volteggiano e raggiungono mani amiche che sostengono e
indicano la via, con lucciole che la illuminano e stelle che la proteggono…
Grazie, per le belle parole che
anche oggi, soprattutto oggi, ci
regali… Ne ero certa, perché hai un’anima candida…
E i tuoi muffin sembrano proprio
fiori, che tendi a ciascuno di noi…
Anna
Francesca P.
15 Novembre 2015 at 19:49
Anna, ero certa anche io che avresti “sentito” ogni riga e quello che c’è oltre… appena aperto il foglio virtuale non sapevo bene cosa avrei scritto, ma è bastato pensare alla parola “futuro”, così semplice e così potente, e le frasi sono apparse, una dietro l’altra, proprio come le giuggiole che simboleggiano tutti i giorni – preziosi, preziosissimi – che abbiamo davanti e che non dobbiamo sprecare… quando succedono eventi così terribili emerge tutta la precarietà della vita, eppure è allora, in questo momento, che energia e grinta, insieme alla speranza che non deve mai spegnersi come quella lucciola, bussano forti…
Grazie per la tua sensibilità, ormai non mi stupisco più, è solo una bella certezza che mi gusto con gioia e e attesa tutte le settimane…
Anna
16 Novembre 2015 at 19:28
Sai, Francesca, che proprio mi piace venire qui… e tornare. Leggere con calma tuttomapropriotutto… ogni commento, ogni tua risposta… Mi fa stare bene, mi sento in un post(o) privilegiato… Dove chi arriva, ogni volta, porta un
pezzetto di sé, la vita tra le mani e girotondi di parole che liberano pensieri… E, tu lo sai,
quanta ricchezza tra le righe,
quante anime che si incrociano…
Io mi concedo il lusso di ascoltare, di sentire…
Lo considero un privilegio, perché la condivisione è merce
preziosa e rara… parte di quel futuro che vorremmo, parte di quel futuro che, qui, è adesso…
Anna
Francesca P.
16 Novembre 2015 at 19:51
Sai che adoro quando torni e questo intreccio di parole che non conta le righe, che gioca con più anime e fa diventare questo spazio così vivo, così vero… anche se non conosco il viso di tante di voi vi immagino sedute intorno a un tavolo, c’è chi arriva prima e chi dopo, chi si alza e chi aspetta, chi fa un giretto e chi ri-bussa, chi assaggia e chi parla, chi guarda e chi mi aiuta in cucina, chi accarezza Ulisse e chi mi sorride in modo speciale…
Ro
15 Novembre 2015 at 21:12
Entro qui e mi sento meglio. Mi riempio gli occhi e il cuore e per stasera ti lascio solo un grande abbraccio. Stretto come le giuggiole affondate in un impasto di grano saraceno e limpido come gli occhi smeraldo di Ulisse.
:*
Francesca P.
15 Novembre 2015 at 23:42
Stasera l’abbraccio è doppio e dentro c’è tanto… quando il mondo diventa buio, ingiusto e folle, le cose e le persone che ci fanno del bene, trasmettendoci piacere, si stringono ancora più forte…. quindi vieni qui vicino vicino e fondiamo tutti i nostri 6 occhi verdi… :*
Ketty Valenti
15 Novembre 2015 at 21:26
Ma guarda finalmente conosco le giuggiole,che anche solo per il nome mi son simpatiche,confesso che non le avevo mai viste,mi hanno sempre incuriosito e finalmente eccole!
quanto curiosa sarei di assaggiarle chissà che saporino avranno 🙂
Anche a me capita di fare riflessioni in qualche periodo,in questi giorni inevitabilmente di più,ma potendo fare poco o niente concludo che posso solo cercare di vivere questa vita cercando di coglierne il meglio e migliorarla per chi amo.
notte
Francesca P.
15 Novembre 2015 at 23:48
Ketty, dai, non le conoscevi! Mi sono sempre chiesta che cosa volesse dire l’espressione “brodo di giuggiole” e ora non solo mi sono informata, ma ho scoperto anche che sapore hanno! Sono dolci e un po’ mi hanno ricordato i datteri… secondo me sono buone in abbinamento alle tue mandorle siciliane, devo provare! 🙂
Faccio la tua stessa considerazione, l’imperativo è vivere, vivere e vivere… e ovviamente amare, amare e amare perchè forse è davvero l’unica cosa che conta… non per fare l’inguaribile romantica a tutti i costi, ma il calore degli affetti non si può sostituire o riempire con nient’altro… e in momenti come questi te ce ne accorgiamo ancora di più…
larobi
15 Novembre 2015 at 22:13
Mi piace il futuro che vorresti! Mi piace lo sguardo tenero di Ulisse, mi piacciono le tue tortine … Sempre magica l’atmosfera che trovo qui da te …
Francesca P.
16 Novembre 2015 at 0:28
Grazie, cara Robi… Ulisse è innamorato di me, per quello mi fissa così, ahaha! 😀
Ho tanti “vorrei” nel cassetto, provo a tuffarli negli impasti dolci e vediamo che succede…
Martina
16 Novembre 2015 at 7:17
Vorrei non declinare più i verbi al futuro o al condizionale … il mondo come lo verrei mi piacerebbe fosse già qui.
Sensibile come te, delicato come i tuoi muffin e limpido come quegli occhini che mi fissano dall’altro lato del tavolo …
Francesca P.
16 Novembre 2015 at 15:42
I verbi al presente li preferisco anche io, ma ho trovato un motivo per amare anche quelli al condizionale: contengono un alto potenziale d’immaginazione e si alimentano dell’attesa, che sa essere curiosità e sopratutto speranza… ecco, è la speranza la parola chiave di tutto, anche quando sembra scomparire o quando ci viene strappata…
Sì, un mondo limpido come lo sguardo di Ulisse lo vorrei tanto, tantissimo… quindi fissiamolo a lungo, che fa del bene! 🙂
Simo
16 Novembre 2015 at 9:32
Il futuro che vorresti tu, è lo stesso che voglio fermamente anche io….l’altra sera ero basita, addolorata, pensando che io vabbè….ormai sono anche una gallina vecchia (che però…dicono…faccia buon brodo…mah ) ma che ho una figlia adolescente, pronta ad entrare a capofitto in questa vita così contorta e a volte incomprensibile…
Adoro quelle tue tortine così confortanti, e….sai che non ho mai assaggiato una giuggiola in vita mia?
Un bacio stella
Francesca P.
16 Novembre 2015 at 15:46
Questo post è “scivolato” da solo sul foglio… avrei potuto dire anche tanto altro, ma ho preferito non far prevalere il dolore e puntare sulla poesia e sulla speranza, a cui mi aggrappo forte(mente) per reagire…
Tu non sei affatto una gallina vecchia, Simo, ma a proposito di giuggiole e per fare una battuta… gallina vecchia fa buon brodo di giuggiole, ahaha! 😀
Vanessa
16 Novembre 2015 at 9:37
Lo leggo questo futuro che vorresti, con un nodo alla gola che fa davvero male. Lo leggo con gli occhi lucidi e la speranza che nonostante tutto, riusciamo a crederci sempre più numerosi in un futuro che sciolga i nodi alla gola ed asciughi le lacrime. Non avresti potuto scegliere meglio le parole…
Francesca P.
16 Novembre 2015 at 15:49
Vane, grazie… volevo dire cosa sento “a modo mio” e ho scelto la via della leggerezza (pensante) che forse può allentare un po’ quel nodo in gola che purtroppo c’è e ci sarà tutte le volte che saremo sconvolti da simili notizie… la voglia di futuro non deve mai svanire e tutto questo porta solo a voler vivere sempre di più ogni ora, minuto e secondo, con intensità…
Francesca
16 Novembre 2015 at 10:19
Non era facile … ma d’altronde tu sei una streghetta con le parole 🙂
Così lascio le tue, anzi te le rubo (perchè nel futuro che vorrei i furti, ma forse è meglio chiamarli baratti, sono fette di torta di mele fumante (o muffin alle giuggiole), lasciate sul davanzale alla portata di chi passa, invito, conforto, questa volta la lasci tu, la prossima io). E specialmente il quarto paragrafo. Lo porto con me, lo tengo stretto, lo faccio leggere a chi si fa bloccare dalla paura o peggio. Inutile aggiungere altro.
… però prendo anche un muffin e lo sguardo turchese di Ulisse, in cambio ti lascio un miao (sai già per chi è) e un Grazie.
Francesca P.
16 Novembre 2015 at 16:13
Questi sono i baratti che amo… dolci dolci, profumati, capaci di (ri)sollevare l’umore! Come vedi le giuggiole sono taaaaantissime, quindi posso sfornare almeno il triplo di questi muffin e posso usare i davanzali di tutte le finestre della casa, ehehe! Se poi trovi che manchi qualcosa è colpa di Ulisse che assaggia, non mia… 😛
Quel paragrafo è centrale e sono contenta l’abbia colto… io avrei una bella lista di persone a cui spedirlo…
Grazie a te, Fra!
Giulia
16 Novembre 2015 at 10:58
Francesca cara, le tue parole sono così lisce (sì, proprio come la tua pesca noce), lucide (come la tua mela al sole)… Come fare a risponderti con parole altrettanto cristalline e calde come zuppe appena servite? Perché vorrei tanto che “sentissi” quanto si riesce a “sentirle”, quanto arrivano in profondità, quanto abbracciano e spiegano e smuovono emozioni…
La cronaca di questi giorni fa venire la pelle d’oca ed è proprio in momenti come questi che ci rendiamo conto, con forza, di quanto sia prezioso quellocheabbiamo – famiglie, amici, compagni, animali domestici o amici, lavori, cucine, ingredienti, oggetti, case, qualsiasi cosa, per “piccina” che sia, in questi giorni diventa prepotentemente un tesoro da custodire, coltivare con amore, quasi fossero piantine di erbe aromatiche.
Purtroppo aumenta anche la consapevolezza che di “candele che non si consumano” ce ne sono poche, pochissime, e allora non ci resta che stringerci più forte, amare di più, abbracciare con passione, dare “baci veri” (non solo sfiorandoci le guance), cucinare con trasporto, parlare di più e usare meno smartphone e simili, scrivere a mano, guardarci negli occhi e leggerci infiniti…
Francesca P.
16 Novembre 2015 at 16:22
Giulia, sottoscrivo ogni pensiero… quellocheabbiamo è importantissimo anche quando ci sembra poco e mi dispiace se non sempre ci si rende conto di questo o di ciò che veramente ha la priorità… ecco, io vorrei leggere ad alta voce a ogni singola persona che mette da parte affetti(vità) e sentimenti il tuo commento, perchè racchiude delle verità sagge e preziose che sono semplici, se ci pensi, ma spesso vengono date per scontate o si dimenticano… quello che ci porta benessere e ci fa battere il cuore deve essere in cima a tutto e non può essere relegato in un angolo… è così stupido farlo e rinunciare a un calore (umano) così forte…
Ti ringrazio per lasciare qui ogni settimana un pezzetto della tua sensibilità e stavolta ti sei superata! 😉
Marghe
16 Novembre 2015 at 11:02
Decisamente il pensiero più profondo, vero e condivisibile che ho letto in questi giorni… mi stringo in un abbraccio, che quel bisogno di sentirmi al sicuro lo respiro a pieni polmoni anche io
Francesca P.
16 Novembre 2015 at 16:26
Marghe, posso unirmi al tuo abbraccio? L’istinto più immediato oggi è proprio questo, stringerci e stringersi intorno a quello che ci fa sentire protetti, una sensazione che non ha prezzo e che acquista sempre più valore…
Rebecka
16 Novembre 2015 at 11:05
Potrei prendere il treno e correre a Roma per uno dei tuoi muffin. Restare seduta lì, sulla sedia, dando le spalle alla finestra e guardando intensamente nei tuoi occhi e nei suoi, che osserva da dietro le zucchette. Guardarli tanto da non sapere chi sono gli occhi di chi, perché sono tanto uguali che pare di navigare nel mare.
Nel futuro che vorrei c’è un immenso prato verde che ricopre il mondo, pieno di bimbi e nell’aria l’eco delle loro risa che sono come campanellini il giorno di Natale.
Ma ora, seppur virtualmente, prendo uno di questi muffin che hanno tanto il sapore della mia infanzia.
Un bacione immenso
Francesca P.
16 Novembre 2015 at 16:33
Se decidi di salire su quel treno, troverai la casa sommersa dai muffin e dalle giuggiole… e il gioco sarà contarle, giocarci, nasconderle in una mano e poi farle riapparire, come un trucco di magia, prima di succhiarle mentre Ulisse ci guarda complice perchè se ci divertiamo noi, si diverte anche lui…
Mi candido per innaffiare quel prato e farlo rimanere sempre di un verde brillante, che possa fare da coperta e da cielo, come una mano sulla testa che fa calmare e tranquillizzare il mondo… e oggi più che mai…
dony
16 Novembre 2015 at 11:40
Stamani ancora non riesco a concludere nulla, sono stati giorni di ansia, paura, sgomento, incredulità, con il tempo che ha scorso lento per tutto il weekend. Ma anche di contrapposizioni, mi sono sentita enormemente fortunata del mio nido d’amore, delle braccia che mi stringono, di quegli occhi che mi guardano sinceri, ed ho assaporato tutto come fosse la prima volta, concentrandomi su particolari che da tempo non scorgevo più, considerando ogni secondo come immenso. Dovremmo riflettere tutti di più, ritagliarci del tempo per le cose che realmente contano nella vita, circondarci solo di persone che ci fanno stare bene, che si impegnano a farlo. Grazie come sempre per questo tuo post, sapevo che se fossi venuta a leggerti avrei trovato una porta aperta per fare entrare i miei desideri e lasciarli svolazzare insieme ai vostri, un conforto per le mie paure, un abbraccio, una carezza. Buona settimana, a presto. Dony
Francesca P.
16 Novembre 2015 at 16:46
Capisco la contrapposizione di cui parli… quando succedono queste cose tremende e ingovernabili mi esplode dentro una voglia enorme di Vita, con tutto ciò che comporta: voglia di fare, andare, amare, godere di ogni singolo giorno a disposizione… dovremmo riflettere di più, hai perfettamente ragione, il tesoro più grande lo abbiamo vicino, nel nostro mondo e dentro al petto… che senso ha vivere con il freno a mano o chiudersi agli altri e ai sentimenti, magari senza fare ciò che davvero si desidera? Vorrei non solo gridarlo ma farlo comprendere a tutti, tutti, tutti…
Grazie a te, Dony, ho annuito a ogni singola tua frase, la pensiamo proprio allo stesso modo… ed è bello, ne parlerei ancora, magari facendo merenda… 🙂
Antonella
16 Novembre 2015 at 13:22
Ho recentemente comprato una composta di giuggiole da mangiare insieme ai formaggio, ma non ho ancora trovato il frutto al mercato. Tu le hai comprate vicino casa tua al solito posto?
Speriamo che il futuro che verrà sia rassicurante come lo descrivi tu, in questi gg siamo entrambe vittime di quest’angoscia che ci terrorizza… Ma passerà… Ne sono certa…
Francesca P.
16 Novembre 2015 at 19:36
Non ho mai trovato in giro la composta di giuggiole! Dovremmo organizzare uno scambio, un vasetto al posto di un cestino! 🙂 Ho trovato la frutta al mercato di viale Libia ma l’avevo vista anche a via Chiana, quindi la zona è ben fornita!
Il futuro del mondo come vedi è imprevedibile e il nostro vi è legato, ma credo che ognuno possa fare tanto per il proprio di mondo, quello personale, intimo e familiare che si costruisce intorno… e tu puoi stare tranquilla, hai tanto da stringere e da vivere e io con te, di riflesso! 🙂
silvia
16 Novembre 2015 at 16:13
Ho passato due giorni difficili, lenti, pieni di riflessione, a causa della cronaca che tutti sappiamo, facendomi proprio domande su questo tema…e approdo qui, nel tuo angolo che sa di casa, di tranquillità e pace e parli proprio del futuro! 🙂 Ecco il futuro che vorrei è proprio come lo descrivi tu, quanto sarebbe bello se si potesse condividere questo messaggio ovunque! La prima cosa che voglio dirti è che questi muffin mi hanno trasmesso un’allegra simpatia, perchè sono piccini e hanno questi “bottoncini” rosso/bruni attaccati al vestitino! mi ricordo allora di un tuo vecchio post, che parlava di bottoni smarriti, ecco che si ritrovano anche qui, perchè qualcuno come te ha saputo raccogliere quelle “piccole cose” importanti, che sono le speranze da portare con sè in questo futuro che ci attende! e speriamo che quellocheaccadrà avrà il sapore dolce delle cose buone Franci!! 🙂 a presto
Francesca P.
16 Novembre 2015 at 19:48
Silvia, siamo rimasti tutti così scossi, così attoniti… la scia di quello che è successo a Parigi si farà sentire ancora per molto, quello che possiamo fare è essere sempre più consapevoli di cosa conta per noi e lottare, difendere questo… si ri-inizia sempre da qui, nell’investire nella vita affettiva e privata, nel circondarsi di piccole gioie quotidiane e nel cercare quell’allegria anche nel cibo, certo, perchè un muffin può far sorridere come una bella storia… 🙂
Complimenti per la memoria, il post sui bottoni era legato a una canzone del trio Gazzè-Silvestri-Fabi, corro a riascoltarla perchè ho bisogno che parole confortanti arrivino da più parti, dalla musica e ovviamente da qui, anche grazie a persone come te… :*
m4ry
16 Novembre 2015 at 16:25
Non ti sorprenderà sapere che il futuro che vorrei è proprio simile a quello che vorresti tu…immagino un futuro in cui i valori trovino l’ordine giusto, con le cose che contano sempre in cima alla lista.
Non ti nascondo che negli ultimi giorni mi sento un po’ giù, per tutta una serie di motivi, ma io sono un po’ così, fatta di “andate e ritorni violenti”…e la citazione, non è puramente casuale 😉
Le giuggiole ??? uuuu…io non le ho mai assaggiate…e son curiosa ora ! Ti abbraccio <3
Francesca P.
16 Novembre 2015 at 20:01
Non mi sorprende, no… avevo letto sabato il tuo post su FB, pieno di sconforto e rabbia, silenziosamente mi sono unita ai tuoi pensieri “a caldo” e poi ho buttato giù questi… sperare in qualcosa di buono aiuta a reagire e so quanto credi nel Cuore, tu… a questo punto, rispondendo alla tua citazione, potrei dirti che oggi più che mai credo ciecamente e fermamente che “l’amore conta” e non scrivo come prosegue la frase perchè la cantiamo sottovoce insieme…
m4ry
17 Novembre 2015 at 9:45
Avevo cominciato a cantarla nella mente ancora prima di leggere il seguito della tua frase…
Francesca P.
17 Novembre 2015 at 15:02
… non mi stupisco neanche di questo… :*
Chiara
16 Novembre 2015 at 16:33
ripenso all’albero di giuggiole che aveva piantato mio papà tantissimi anni fa, non sono riuscita mai a mangiarle perchè le lasciava volentieri ai merli, ogni anno mi dicevo”quando andrò lì mangerò le giuggiole”, arrivavo sempre a banchetto già finito e sono rimaste il frutto del desiderio per anni….Papà non c’è più e il terreno dell’albero di giuggiole è stato venduto,mi credi se ti dico che non ho più il desiderio di sapere che sapore hanno?Appartengono ai ricordi del mio passato che voglio cristallizzare nella mia memoria…Un abbraccio
Francesca P.
16 Novembre 2015 at 20:06
Chiara, grazie per questo ricordo tenero e nostalgico, comprendo che sia fermo lì e in fondo la memoria è il posto migliore per conservarlo… se poi dovesse venirti voglia di mordere una giuggiola sai che qui puoi farlo e non hai che da chiederlo, a me o a Ulisse, non fa differenza! 🙂
Anna
16 Novembre 2015 at 17:35
Quanto hai descritto bene il futuro che vorresti, ed è meraviglioso!
E’ leggiadro e rassicurante, in toni pastello ma dal carattere deciso..ti auguro che si avveri, mi piace molto come idea!
Il mio futuro prossimo forse lo immagino, ma non so ancora bene come sarà, sicuramente dai toni celesti, azzurrini e anche, perchè no, tanto bianco 😉
Adoro i muffin, un’altra lacuna che ho è quella di non aver mai assaggiato le giuggiole, ma dalle foto e dall’espressioni di Ulisse (ma quanto è bello!) devono essere buonissime!
Un abbraccio!
Francesca P.
16 Novembre 2015 at 20:12
Anna, io adesso desidero solo che finisca questo 2015 e quindi tutte le mie speranze sono rivolte al 2016… speriamo che mi senta, mi sono portata in avanti col tempo parlando di futuro ancora prima di Capodanno, ehehe! 😉 Il 2016 sarà un anno importante per te, ma avremo modo di parlarne in diretta, mese dopo mese, tra un miao, un muffin e tanto celeste!
zia Consu
16 Novembre 2015 at 20:44
Il futuro è imprevedibile e ne abbiamo avuto la dimostrazione in questi tragici giorni. Viviamo come se ogni giorno fosse l’ultimo senza mai tralasciare nemmeno una singola emozione e gustandola come se fosse il frutto più dolce e maturo di sempre. Magari facciamolo abbracciare da un impasto soffice e saporito e sforniamone un muffins 🙂
Buona settimana Franci <3
Francesca P.
17 Novembre 2015 at 0:22
Sì, Consu, dobbiamo fare proprio così! Non è solo un buon proposito, è molto di più per me, una regola di vita… assaporare ogni momento come facciamo con i piatti che prepariamo, mettendo nelle cose di ogni giorno lo stesso amore… e tu che sei esperta di pane, sai come far lievitare la speranza, anche quando manca…
Incucinacolcuore
16 Novembre 2015 at 21:45
io vorrei solo averlo, un futuro.
Adoro arrivare qui e leggere parole tanto belle, vedere immagini che donano pace 🙂
un abbraccio, Laura
p.s. ti invito a passare da me, ho lanciato un contest che penso possa piacerti 🙂
Francesca P.
17 Novembre 2015 at 0:29
Laura, il futuro non si prevede, si può solo vivere il presente sperando che ci porti il più lontano possibile…
Grazie del commento, sono contenta di trasmetterti pace mentre “gioco” qui nella mia cucina… e la parola “pace” oggi acquista un suono ancora più forte…
Manuela
16 Novembre 2015 at 22:05
Oggi pensare al futuro è più difficile che mai.
Penso al futuro che vorrei per me, per i miei bimbi, non so davvero se trovo le parole.
Ma so che lo vorrei luminoso come casa tua, chiaro come gli occhi di Ulisse, attento come il suo sguardo.
Vorrei che ci fossero più persone innamorate dell’antico, un futuro che guarda al passato ma che non si lascia influenzare.
Volendo sorridere un po’ (che oggi più che mai ci vuole) davvero in quelle giuggiole ho vistoo delle olive e ho sorriso…e il mio sud con te torna un po’ a nord e restiamo vicine anche oggi 😀
Francesca P.
17 Novembre 2015 at 0:37
Le parole a volte sembrano fuggite chissà dove, come volessero nascondersi anche loro per non vedere e non sentire quello che accade… io vorrei un futuro da coltivare come fai tu con le tue verdure, a volte aver paura è inevitabile ma l’imperativo è gettare semi (di speranza) sempre nuovi, anche dove la terra è bruciata o sembra incolta… se poi cresce un bell’uliveto che assomiglia a un albero di giuggiole o viceversa, beh, tanto meglio, possiamo attingerne a piene mani insieme! 🙂
Laura e Sara Pancettabistrot
17 Novembre 2015 at 9:34
Ecco, questo per noi è un luogo sicuro e ovattato in cui lasciarci cullare prima dalle tue parole e poi coccolare dai tuoi muffins in cui sprofondare le nostre paure…grazie per la bellezza e la delicatezza che ci regali sempre, in questo periodo più che mai sono cose a cui aggrapparsi con tutte le forze per ripartire!
Francesca P.
17 Novembre 2015 at 15:09
La sensazione di sentirsi al sicuro, se purtroppo non ce la trasmette il mondo in cui viviamo, dobbiamo almeno coltivarla noi… chi ama le piccole cose sa che anche allestire un set in giardino per un pic nic o giocare una mattina intera con le giuggiole regala serenità… e anche le parole amiche possono aiutare e so che tra noi tre non mancheranno… 🙂
saltandoinpadella
17 Novembre 2015 at 15:37
Questo post mi ha letteralmente conquistato…giuggiole. Il mio amore segreto, così discrete e dalla vita breve. Un po’ come le farfalle. Un frutto antico, che rischia di andare dimenticato. Purtroppo nel paese dove sono nata vedo tanti alberi carichi di preziose gemme che non vengono raccolte, perchè ci vuole tempo e pazienza.
Francesca P.
17 Novembre 2015 at 15:56
Io ho scoperto solo un anno fa che aspetto avessero le giuggiole, non le avevo mai incontrate prima sulla mia strada ma è nata subito una simpatia! Per fortuna sono riuscita a trovarle in un mercato qui vicino e dopo le sorbe ho voluto fare un altro omaggio alla frutta antica… e se non c’è due senza tre, me ne suggerisci un altro tipo così faccio una trilogia? 🙂
saltandoinpadella
17 Novembre 2015 at 17:59
Nespole? però secondo me come le giuggiole non c’è nulla. Io le adoro, per fortuna dove sono nata si trovano ancora. Pensa che ho stressato mio padre per anni per convincerlo a piantarne un albero e alla fine ho vinto 🙂
Francesca P.
17 Novembre 2015 at 18:26
Le nespole le trovo regolarmente ogni anno e quindi, se c’è, vorrei trovare qualcosa di ancora più “raro”…
La scala di legno con cui salivi sull’albero di ciliegie serviva anche per quello di giuggiole, allora… 😉
saltandoinpadella
18 Novembre 2015 at 9:44
si 😉
Claudia
18 Novembre 2015 at 10:03
Bellissimo post Francesca, davvero.
E bellissima questa tua ricerca sui frutti dimenticati, sai bene che non posso che essere una delle più contente di questi tuoi esperimenti! Ho puntato le giuggiole a lungo quest’anno, ho trovato diversi alberi qui intorno, ma non sono mai riuscita a raccoglierne. Dovevo scegliere, o i cesti o le giuggiole 🙂 Vorrà dire che l’anno prossimo userò il mio nuovo compagno di raccolta proprio per un bel carico di queste piccole dolcezze, e i tuoi muffin saranno uno dei primi modi per approfittarne.
Buona settimana!
P.S: Io di gatti ne ho incontrati, ma un paio di occhi come quelli di Ulisse mai!
Francesca P.
18 Novembre 2015 at 15:12
Claudia, grazie! So che apprezzi questa mia nuova parentesi in cui (r)accolgo frutti dimenticati… l’amore per il vintage spazia sempre di più, insieme alla voglia di conoscenza, anzi, dovrei chiamarla fame! Sì, fame di sapere tutto ciò che non so, di annusare e toccare prima di assaggiare, di sperimentare e di vedere quanto nuovo abbiamo intorno, che spunta all’improvviso! Ieri ad esempio ho visto che esiste una verdura che si chiama okra e spero di poterla far presto visionare ad Ulisse! 😉
Io già immagino le giuggiole dentro un tuo cestino, faccio un nodo al fazzoletto, come si dice, per ricordare che abbiamo questo appuntamento il prossimo autunno, ehehe!
Monica
18 Novembre 2015 at 10:42
Il futuro che vorrei…come sai descriverlo tu, nessuno credo ci riesca. Sapienti mani che abbracciano cibo e parole le tue, e che sanno donare tanto. Mi perdo nelle tue parole e in queste foto, nei dettagli di quelle giuggiole così calde e ricche, che non ho mai assaggiato. E mi faccio cullare dai tuoi muffin delicati, senza turbare la vigilanza di quel micio attento <3
Francesca P.
18 Novembre 2015 at 15:15
Il futuro che vorrei ha la forma dei tuoi gnocchetti di barbabietola, da stringere in una mano o da mettere in tasca, che racchiudono tutto il colore più bello che dovrebbe illuminare la vi(t)a…
Monica, elogi spesso la mia capacità di scrittura, ma se sapessi quanto comunichi tu a me con i commenti che mi lasci ogni volta… :*
ConUnPocoDiZucchero Elena
18 Novembre 2015 at 15:31
mi piace la descrizione del futuro che vorresti Francesca cara, e come sempre, mi ritrovo in gran parte delle tue righe, incastonata tra le tue parole come le giuggiole nelle tue tortine.
Come te sono dolci, delziose e fanno parlare di sè. E’ un colore che indosso ti sta benissimo. <3
Francesca P.
18 Novembre 2015 at 19:37
Mi piace questa sensazione di abbraccio stretto e di fusione tra giuggiole e impasto, è quello il calore che voglio e in cui credo, oggi come in futuro…
Una piccola giuggiola sta crescendo dentro di te e pian piano diventa sempre più grande, come un muffin e poi… 😉
Enrica
18 Novembre 2015 at 15:56
Francesca il futuro che vorrei è come quello che desideri tu, è fatto di parole lievi, di sorrisi e di abbracci…il futuro che vorrei ha il sapore ed il profumo di questo post scritto con un’ingrediente speciale che molti dimenticano:amore.
Francesca P.
18 Novembre 2015 at 19:39
Enrica, so che noi metteremo tanto verdeacqua nei giorni a venire, li vestiremo e coloreremo di tinte rassicuranti perchè la serenità si coltiva proprio come l’amore… e chi ha capito quanta importanza hanno i sentimenti, farà di tutto per tenerli stretti…
Grazie delle belle parole!
Tatiana
18 Novembre 2015 at 16:46
Alla parola “giuggiola” ho avuto un attimo di smarrimento, ma poi ho visto la foto e ho ricordato qualcosa… un sapore, una consistenza, una memoria legata alla casa dai nonni e alle passeggiate nel bosco con Brick, mio primo amore a quattro zampe, e allora ho saputo per certo che quelle che raccoglievo dai cespugli erano le giuggiole. E’ incredibile come la memoria del gusto possa essere così potente e ora come allora vorrei un futuro di passeggiate nel verde, accanto al ruscello, a mangiare more, giuggiole e mele selvatiche, con un cane libero di scorrazzare da ingiusti guinzagli e infamanti museruole mentre la cattiveria umana è libera di vagare senza limiti, con una coperta di lana a quadretti che mi attende la sera per riscaldarmi attorno al fuoco, con una coppa di vin brulè tra le mani e un paio di dolcetti come questi… e potremmo parlare tutta la sera e raccontarci le nostre vite come fossero due favole….
Un abbraccio con il cuore 🙂
Francesca P.
18 Novembre 2015 at 20:09
Potremmo iniziare la nostra serata di parole&calore partendo proprio da quest’immagine: una bambina con un cappottino che cammina nel bosco (e no, non è Cappuccetto Rosso!), un cane che corre un po’ avanti e le fa strada, la luce del sole che filtra tra i rami fitti degli alberi, un tappeto di foglie secche sotto i suoi stivaletti e queste palline marroni che fanno capolino all’improvviso e finiscono in un cestino, fino a riempirlo tutto…
Io sono attaccata alla realtà, ma quanto ho bisogno di favole, sogni e poesia in questo periodo, per evadere e svagarmi… quindi stendi la coperta, siediti e aspettami! 🙂
Ileana
18 Novembre 2015 at 21:05
Nel futuro che vorrei ci sono persone che hanno il coraggio di cambiare e che non hanno paura di amare, nel futuro che vorrei ci sono le piccole cose, i frutti antichi, i colori da ricercare nella natura, ci sono impasti che lievitano e i brividi lungo la schiena.
Nel futuro che vorrei ci sono persone belle e sensibili come te, che ogni giorno ricercano il bello per sorridere, senza aver paura..
..e mi piacciono questi post dai sapori antichi, tanto.
Francesca P.
18 Novembre 2015 at 23:50
Voglio le stesse cose, Ile… compresi quei brividi, che fanno sentire emozionate e così vive! Il cambiamento spesso è la chiave per rinnovarsi e iniziare un nuovo ciclo di vita, portando nel futuro le cose belle del passato e vivendo il presente come un frutto appena colto… e tu di questo sei esperta! 😉
Se non hai alberi di giuggiole in campagna, prendiamo dei semini e li piantiamo? 🙂
Anna Rita
18 Novembre 2015 at 21:55
Nel futuro che vorrei ci sono quelle persone che non hanno paura di dimostrare che amano, che non temono nulla nel dichiarare che ci tengono a cuore. Nel futuro che vorrei c’è la mia (e solo mia)migliore amica, che mi aspetta, che mi ascolta, che mi aiuta, che mi consola. Basta opportunismi e figure altalenanti…ma forse, a questo, bisogna esserne destinati. Nel futuro che vorrei c’è il coraggio di cambiare , il coraggio di osare, il coraggio di agire e c’è la forza di poterlo fare scavalcando ogni ostacolo. Nel futuro che vorrei ci sono io, diversa ma sempre la stessa, che mi prendo per mano, che non mi spavento dell’incerto, che non mi consolo del certo. E ci sono io che assaggio i tuoi muffin dal sapore nuovo e , chiudendo gli occhi, ne assaporo ogni briciola. Si, è così bello( e buono) il nuovo…
Francesca P.
18 Novembre 2015 at 23:53
… persone che non si nascondono, che vanno fiere della propria sensibilità e non se ne vergognano, che si lanciano e si lasciano andare, che scommettono anche se non hanno certezze in mano, guidati solo da un cuore che batte…
Le persone altalenanti, che non sai mai se ci sono davvero, non le voglio nel mio futuro… non mi piace fidarmi e dovermi ricredere, voglio il coraggio di cui parli… che è anche coraggio di esserci, di presenza e di costanza!
Mi ritrovo in tutti i tuoi pensieri e ci prendiamo per mano a vicenda… 🙂
Margherita
18 Novembre 2015 at 22:08
Nel mondo che io vorrei oltre a tutto quello che hai elencato anche molto più persone come te… buffo dire questo visto che non ci “conosciamo”, ma io ti immagino cosi, come una persona che vorrei!
Saranno 5 anni che non mangio una giuggiola…. ti rendi conto?!?!
Francesca P.
18 Novembre 2015 at 23:57
Marghe, che cosa bellissima mi hai detto! Il nostro non “conoscersi” in realtà è un conoscersi, per molti suonerebbe come un controsenso ma noi che ci parliamo tutte le settimane, da anni, sappiamo cosa significa! Anche io vorrei averti (e pure più vicina!), condividendo tanti piatti di pasta e patate o a base di spezie… e se per riassaggiare la dolcezza di una giuggiola tornerai in Italia, sai già chi sarà la persona che ti porgerà un bel cestino! 🙂
Daniela
19 Novembre 2015 at 0:19
Gli occhi colpevoli di Ulisse mi ricordano tanto la mia Bruschetta! Però lei è ancora più buffa: è un corsarino nero, cieca da un’occhietto e asimmetricamente perfetta. Amo quello sguardo, sai? Li vedi così inconsapevoli delle brutture della vita, da sprigionare un senso di protezione infinito nei loro confronti. Anime pure, da custodire con cautela e rispetto.
Le giuggiole le ho conosciute per la prima volta solo questo ottobre, dopo aver poeticamente sognato il loro sapore per praticamente tutta la mia vita. E le ho assaggiate guarda un po’ insieme a dei muffin di grano saraceno, carote e tarassaco… Al workshop che ho tenuto al Miveg sulle erbe spontanee insieme ad altre fate dei boschi (insegnanti e guide per il mio spirito ribelle). Ennesima casualità? Non credo proprio!
Fra, è un respiro di vita ogni volta che passo da qua. Sei capace di donare speranza anche dove è impossibile vederne. A parte i fatti di cronaca, è l’ennesimo brutto periodo che va superato. Posso prendere un muffin e una manciata di giuggiole? Ho bisogno di un po’ di energia.
Francesca P.
19 Novembre 2015 at 15:08
Sarei curiosa di conoscere la tua Bruschetta, con un nome così già l’adoro! Quello che mi colpisce degli occhi, umani e felini, è la limpidezza: quel guardare dentro e non sentire paura nè freddo, la trasparenza che non conosce ambiguità o falsità e quella purezza che sta diventando sempre più rara… gli occhi di Ulisse mi dicono tutto questo e a volte mi chiedo se sia io a proteggere lui o sia lui a farlo con me, dato che mi segue ovunque come se mi vegliasse… ed è una sensazione bellissima, che forse solo gli amori più speciali trasmettono…
Vedi, il destino sotto forma di giuggiola ci ha unito e questa coincidenza di muffin e farina la trovo un segno poetico e assolutamente non casuale, hai ragione!
Se uniamo le forze l’energia circola più forte, quindi doppia razione di dolcetti e doppi respiri, tutti per noi… :*
simona
19 Novembre 2015 at 15:23
A me quando tutto sembra brutto o quando sono triste, mi basta guardare il mio micio e coccolarlo un pò. Sul futuro non mi interrogo più, cerco di fare del mio meglio, nel mio piccolo, per migliorare quello che intorno a me non mi piace. Possiamo solo unire le forze…Questi muffins sono deliziosi, bellissimi e delicati. Un bacione a te e al tuo micione
Francesca P.
20 Novembre 2015 at 18:41
Sì, guardare i miei gatti mi fa lo stesso effetto… sanno calmarmi, rallegrarmi e confortarmi! E lo scambio d’affetto che ci diamo, giorno dopo giorno, mette in circolo tanta tenerezza…
Anche io “lavoro” quotidianamente per costruire al meglio ciò che è nelle mie possibilità e sono certa che l’impegno personale, in ogni cosa, anche la più piccola, sia importante… e in fondo questi muffin ne sono un esempio goloso! 🙂
Grazie, Simona… miaoooo!
Peanut
19 Novembre 2015 at 16:44
Il futuro che vorrei ha rinchiuso la paura dentro la scatola di latta, quella dei memorabilia, da riaprire passato qualche anno per ricordare con un sorriso com’ero e quello che mi sono lasciata alle spalle.
Nel futuro che vorrei il non aver paura di volare sarà accompagnato anche dal coraggio di fare un giro del quartiere in bicicletta. Perchè non è sempre il prendere un aereo a richiedere più coraggio…
Nel futuro che vorrei c’è tanta dolcezza, di quella che solo gatti e dolci fatti in casa possono dare…;)
Francesca P.
20 Novembre 2015 at 18:44
Quando riaprirai quella scatola, un domani, sarai fiera di tutti i passi fatti, anche quelli un po’ incerti o tremolanti… perchè ciò che conta è camminare, andare sempre un pezzettino più avanti, per prendere a piene mani quel futuro, come faremmo con un cesto di frutta! Se al posto dei piedi vuoi usare una bici va bene… e se volessi fare una deviazione, noi siamo qui! 🙂 E puoi starne certa, con gatti e dolci fatti in casa che non mancano mai potresti fare una lunga pausa per riprendere fiato prima di continuare a pedalare…
Erica Di Paolo
20 Novembre 2015 at 8:30
Mai vista (e quindi assaggiata) una giuggiola ^_^
Comincerei da qui, dal futuro.
Parole dolci, immagini intense, i sapori….. devono essere davvero speciali.
Un bacione Francesca.
Francesca P.
20 Novembre 2015 at 18:47
… cominciare da un futuro che ha la stessa dolcezza della giuggiola. Tutta da succhiare, mangiando tutta la polpa. Con la voglia di assaggiarne un’altra. E un’altra ancora. E ancora, ancora…
Un bacio a te, Erica! 🙂
kitty’s kitchen
20 Novembre 2015 at 10:32
Ma quanto è bello questo scatto? E il resto del post… Mi piace un sacco!
Francesca P.
20 Novembre 2015 at 18:48
Sono contenta ti piaccia! Stavo pensando anche di fare una confettura… mi aiuti a togliere i noccioli alle giuggiole? 😀
MARI
20 Novembre 2015 at 14:56
Ti auguro con tutto il cuore d’avere un futuro così! io credo che a breve scapperò in un’isola sperduta e sconosciuta a vivere come un eremita, con il mio cangnolino, le mie piante, i semi da piantare e la miglior batteria di pentole da campeggio esistente al mondo!!! 😀
…ed un sacchettino di giuggiole in valigia! 😉
Francesca P.
20 Novembre 2015 at 18:50
Mari… proposta indecente: posso scappare con te? Ahaha! Guarda, già mi sono immaginata tutto, l’isoletta lontanissima come un piccolo puntino, un orto tutto nostro, animali che prendono il sole con noi e tanti pranzetti con vista mare! 😀
Maddy
20 Novembre 2015 at 16:21
Che bello questo futuro….anch’io ne vorrei uno così! Invece oggi tu mi hai fatto ripensare al mio passato! A settembre, in un paese vicino a quello dove sono nata, c’è una fiera paesana che accoglie numerosi venditori ambulanti, ebbene io spesso da ragazzina andavo a questa fiera, compravo le giuggiole e me le mangiavo durante la passeggiata per i banchini! È’ stato davvero un bel ricordo che ho ri- vissuto con molto piacere! Grazie
Francesca P.
20 Novembre 2015 at 18:55
Uh, come mi è piaciuto il ricordo! Sarà che ti ci vedo proprio a fare questo, immagino una piccola Maddy curiosa che già sbirciava il cibo con occhio attento, attratta dalle cose nuove o “strane” e che mangiava giuggiole da un sacchettino! 🙂 Tu hai fatto delle splendide madeleines marroni ma l’epifania è avvenuta con questi muffin! 😀
Valentina
20 Novembre 2015 at 20:42
Anche io vorrei un futuro così, come lo vuoi tu… Un futuro fatto di sicurezza, libertà e bellezza… perché non smetto di credere nella bellezza che salverà il mondo, no.. non smetto… Questi muffin sono dei piccoli gioiellini e quelle giuggiole mi fanno impazzire! ^_^ Abbiamo gli stessi pirottini bianchi, sai? 🙂 Un abbraccio a te e tante coccole a quel tesorino bellissimo dagli occhi stupendi <3 Buon weekend!
Francesca P.
20 Novembre 2015 at 23:43
Tu con i dolci e io con le parole, ci inventiamo il mondo e il futuro che vorremmo: spensierato, che esalta la parte “fanciullesca” che è in noi, sereno e dolce dolce… quando ho giocato con queste giuggiole mi sono sentita un po’ bambina e le ho guardate con lo stesso stupore con cui un tempo vedevo qualcosa di nuovo e di curioso!
Ulisse ti ringrazia per le belle parole e ti offre una zucchetta… scegli quella che preferisci! 😀
Melania
20 Novembre 2015 at 23:33
Di solito quando mi accade qualcosa di spiacevole o peggio qualcosa che mi turba particolarmente mi chiudo. Non riesco a scrivere, sentire o parlare. Mi rannicchio in un silenzio tutto mio, a volte, poco comprensibile a chi mi sta vicino.
Oggi leggendo le tue parole non riesco a far spazio per metterne di mie. Parlo di quelle che fanno sorridere, che aprono il cuore alla gioia e all’amore.
Ma faccio tesoro delle tue portandole con me ed augurando a te tutta la leggerezza che ti occorre per volare più in là, fin dove si spingono i tuoi sogni.
Che carine le foto! Perfino i tuoi muffin con le giuggiole sembrano sorridere. Notte Francesca
Francesca P.
20 Novembre 2015 at 23:49
Melania, capisco bene cosa senti… ci sono momenti in cui chiudersi viene naturale, come un attimo di raccoglimento interiore che serve a smaltire, ad attutire il colpo ricevuto… probabilmente se non avessi il blog anch’io avrei faticato a mettere in fila parole, ma pensando a come riempire il foglio queste riflessioni si sono quasi scritte da sole… e quindi ecco un’altra magia dei nostri spazi: invitano ad aprirsi, a tirar fuori quello che sentiamo…
Grazie dell’augurio, vorrei proprio che accada ciò che dici perchè ho persino più sogni che giuggiole! 🙂 E ovviamente auguro lo stesso a te, ragazza sensibile e profonda…
Paola
22 Novembre 2015 at 0:30
Il futuro che vorrei ha il volto di una città da scoprire, ha il profumo della curcuma e il colore dell’avocado. Il futuro che vorrei ha le mani tese a darti una mano, la complicità delle amicizie, quelle belle, il calore di una tazza di tè in una piccola saletta, mentre fuori la pioggia paralizza la città e il suo correre veloce. Il futuro che vorrei ha la forma di taglieri di mille colori, il sapore del cioccolato e la delicatezza di una penna che scrive “tutti i sogni su una lettera”. Il futuro che vorrei si sta srotolando come una pergamena e insegue le giuggiole come fosse Pollicino, per arrivare a toccare il sogno più grande, che è quello condiviso e che conosciamo bene 😉 E intanto dietro lasciamo andare chi le emozioni non sa raccoglierle e metterle nei muffin e in nessun altra cosa 😉
Francesca P.
22 Novembre 2015 at 20:19
Il futuro che vorremmo è pieno di scaffali da riempire, di risate tra ciotoline e tovaglioli disegnati, di giornate serene tutte al femminile e nonservealtro, di mela e cannella come se piovesse, di mantelle e cappottini vintage che proteggono dal freddo e da chi non sa amare, di micro palline con cui giocare e di lucine che sanno illuminare una direzione…