LE UOVA DEL DÍ DI FESTA

3 Maggio 2015Francesca P.

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Gli ingredienti per me sono personaggi di un racconto o di un film e dipende da loro se la trama di una ricetta è più o meno (av)vincente. Che siano protagonisti o attori secondari, tutti hanno un ruolo ben preciso e una loro personalità. Vanno assaggiati, ma anche guardati e toccati. Non si accontentano delle briciole (di pane), vogliono essere capiti. E solo se accade, ci rivelano segreti e potenzialità. Sono come noi: se si sentono amati, danno il meglio di sè.

In ogni post cerco di soffermarmi su un singolo ingrediente. Mi piace coccolarlo con le foto, renderlo importante senza lesinare scatti. Come fosse su un palco, con l’occhio di bue puntato. O al centro di una retrospettiva, come avviene nei festival cinematografici.

Prima o poi tocca a tutti, a turno. Ma mi sono accorta che in due anni di blog non ho ancora mai parlato – e inquadrato per bene –  delle uova. Eppure di storie ne hanno così tante, racchiuse dentro il guscio…

Ho iniziato a conoscerle sin da bambina, da quando osservavo le colazioni salate di mio padre che ne rompeva una e la “beveva” direttamente così, con un pizzico di sale. Ricordo bene il sapore dell’uovo crudo, perchè lo mangiavo anche io quando mia nonna ci dava, avvolte in fogli di giornale, le uova freschissime prese dal pollaio della vicina contadina.

Ho perso il conto di quante uova alla coque mia madre abbia portato in tavola, negli anni. Io l’aiutavo a controllare i minuti dal bollore, mi sedevo, aspettavo di avere davanti il mio portauovo in ceramica e, armata di cucchiaino, adoravo fare le prime crepe in cima per capire se la cottura era giusta. E se il bianco era rimasto troppo liquido, un po’ delusa lo toglievo subito intingendo nel tuorlo molti pezzetti di pane.

A casa mia, le uova non sono state quasi mai usate per i dolci. Non sono cresciuta con torte di mele o ciambelloni, ma quante insalate di riso con uova sode, quante uova al tegamino con la mozzarella, quante uova strapazzate, quante frittate – di patate e cipolla, di zucchine, di spaghetti, di funghi, di avanzi – e quante carbonare ho mangiato!

Adesso ai dolci penso io, dando rifornimento a tutta la famiglia. Ma la monografia dedicata all’ingrediente della settimana prevede una ricetta salata, uno dei piatti forte del mio bistrot, immancabile da quando è esploso l’amore per le cocotte. Amo prepararlo specialmente nei weekend, giocando con verdure ed erbe. Cercatelo nel menù riservato al brunch: trovate scritto “le uova del dì di festa – cimettotuttoquellochemipiace”.

E se vedete che sono più piccole, assomigliano a soli che tramontano nel bianco e hanno i pois, non stupitevi: sono proprio le “mie” uova…

 

UOVA DI QUAGLIA IN COCOTTE CON FIORI DI ZUCCHINA, CRÈME FRAICHE ED ERBA PEPE

Ingredienti per due persone:

8-10 uova di quaglia

10-15 di fiori di zucchina

Crème fraiche q.b.

Olio extra vergine di oliva

Sale

Erba pepe (a piacere)

Pepe

 

Accendete il forno a 180°.

Dentro le cocotte, formate uno strato con i fiori di zucchina, lavati e privati del pistillo. Versateci sopra la crème fraiche, fino a coprirli. In ciascuna cocotte, rompete con molta delicatezza 4 o 5 uova, partendo dal centro e distribuendo le altre tutt’intorno. Unite un goccio d’olio a filo e un pizzico di sale. Adagiate in superficie qualche altro fiore di zucchina e dei rametto di erba pepe.

Mettete le cocotte a bagnomaria in una teglia. Infornate per una decina di minuti, controllando la cottura: il liquido deve solidificarsi un po’ ma il tuorlo deve rimanere più morbido e cremoso.

Spolverate con pepe fresco macinato al momento e servite subito.

*al posto della crème fraiche potete usare la panna liquida

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81 Comments

  • Anna

    3 Maggio 2015 at 21:00

    Possiedi la capacità di evocare ricordi nitidi e precisi…
    Le uova fresche (avvolte in carta di giornale) da noi non mancanvano mai: e via di chiucchiaini tuffati nel tuorlo alla coque, di “occhidibue” col tuorlo ancora morbido per
    sprofondarci il pane, di uova sode da sgusciare…
    Quante storie, vero, dentro al guscio…
    In fondo, noi racchiudiamo un mondo e attendiamo di essere
    “assaggiati” e “guardati” e
    “toccati”, come fossimo ingredienti della vita…
    E tu, a ogni post, ci permetti di “sgusciarti” lentamente… Stupendoci, ogni volta, seminando una scia di pois: come piccole perle luminose…
    Anna

    1. Francesca P.

      3 Maggio 2015 at 22:06

      A volte, Anna, anche noi abbiamo un guscio come le uova… fragile, in fondo, basta poco per romperlo, eppure ci protegge… e la sorpresa è arrivare allo strato più profondo, a ciò che c’è sotto, dove batte il tuorlo-cuore… 🙂
      Mi hai fatto venire in mente uno spunto per un post futuro: tra tutti gli infiniti ingredienti, a quale assomigliamo di più? Quale sentiamo più vicino? Ci rifletterò, con penna alla mano… mentre inforno cocotte e seguo quella scia, curiosa di dove porterà…

  • Virginia

    3 Maggio 2015 at 21:06

    Quando mangio le uova è subito festa: non le vedo come cibo di emergenza, raramente è così, perchè di solito le aspetto da una settimana all’altra. Di solito le mangio al lunedì o al martedì, quando il pane è fresco e la mollica ancora bella morbida. Mi piace rompere i tuorli ancora scivolosi e fare scarpetta per non perdere nemmeno una goccia di quell’oro liquido. In questo periodo si aggiungono anche gli asparagi e puoi immaginare che festa!
    Non ho ancora preparato le uova in cocotte e con le uova di quaglia sono ancora più belle da vedere! Questo piatto è assolutamente perfetto nel menu del tuo bistrot 😉 Le foto sono una più bella dell’altra, adoro tutti questi toni di grigio 🙂
    Un abbraccio grande e buona settimana!

    1. Francesca P.

      3 Maggio 2015 at 22:11

      E’ vero, spesso l’uovo è associato a qualcosa che si prepara in mancanza di altro, come un “salvacena” un po’ improvvisato, quasi un ripiego… ma anche per me non è assolutamente così! Ha tutta una sua dignità, va trattato bene, va valorizzato! E quante uova fritte sono finite sopra agli asparagi, con una spolverata di pecorino e una di pepe nero! 😉
      Contentissima ti piacciano le foto, la fase rustico-esistenzialista prosegue con piacere! E presto fotograferò anche le uova di gallina, meritano un set tutto per loro!
      Ti abbraccio anche io… e salutami il rabarbaro! 🙂

  • Miu

    3 Maggio 2015 at 21:30

    Quando si parla di tempo andato, di ricordi, famiglia e pezzetti di vita, allora si parla di felicità. Allora la si evoca e la si abbraccia. Tuffarsi nei ricordi degli altri è sempre un po’ come conoscerli quel tantino di più e più profondamente e ci aiuta a collocarli nel cuore. E’ la stima che ho per te che mi porta ad immedesimarmi in un profumo, in un’atmosfera, ad accomodarmi al mio solito tavolino ed ordinare ogni volta un piatto nuovo ma sempre pieno di sorprese.
    Sarà che sono fortemente legata alla mia famiglia, sarà che non credo ci sia qualcosa di tanto prezioso come quei tempi spensierati, sarà che il nostro passato si somiglia, ma stasera come faccio a non restare incantata? Come faccio a non dirti che è così bello accomodarsi qui e laciarsi coccolare dalle tue parole? Come faccio a non assaggare, gustare, assaporare con ogni senso?
    Lascio anche due coccoline al dolciotto Ulisse, ch’è da un po’ che non lo faccio!

    1. Francesca P.

      3 Maggio 2015 at 22:21

      Cara Ro, la parola “felicità” chissà dove si nasconde a volte… forse dentro un portauovo, forse dentro un ricordo, forse dentro una speranza… prima di aprire il blog-bistrot non guardavo troppo indietro, fino a quegli anni… erano come sospesi, messi in una scatola a cui ora faccio prendere aria, sollevando il coperchio… ed ecco che immagini, odori e suoni tornano improvvisaMente vicini e vivi… legati a episodi precisi, persone, luoghi, cibi… so che capisci e oggi seduta al tavolino con te resto più del solito, tutta la notte se vuoi, perchè c’è da tanto da dire, parlare… sentire…
      Ulisse è già lì che ti tende il collo… e io con lui! 😀

      1. Miu

        3 Maggio 2015 at 22:34

        Oh, Franci! Che dolce sei! Grazie… mi lascio coccolare…

  • Paola

    3 Maggio 2015 at 21:44

    Eccole qui le ovette. Piccole, puntellate, buffe. Non pensi che ci somiglino un po’? Hanno quel guscio che può schiudere tante possibilità. Tante vie da percorrere. Si possono intrufolare in un dolce e farlo diventare alto e soffice. Possono diventare una frittata, di quelle che accompagnano le gite in barca o tovaglie sui prati, distesi all’ombra di un albero. Possono diventare piccole coque, dove tuffare il cucchiaino in quel liquido rosso e caldo. Possono diventare occhi, quelli che guardano sul mondo e guardano avanti a tutte le possibilità che hanno. Le puoi mescolare a tanti profumi, a tanti colori. Le unisci affettate a un’insalata, di quelle estive e fresche, che hanno il profumo della salsedine che resta sulla pelle.
    Un unico guscio, ma tante strade. Ci rotolano su..si fanno trasportare dal vento, avvolte da una carta di giornale a due braccia pronte a sostenerle.
    Sarà forse un caso che anche io in questi giorni penso tanto a un piatto con le uova e ne sguscio tantissime da unire ai miei adorati granelli di zucchero e petali di rosa?

    1. Francesca P.

      3 Maggio 2015 at 22:26

      No, non credo sia un caso… come non è un caso che alcune strade si incontrino, perchè evidentemente c’è qualcosa che bolle in pentola… e non si tratta solo di fondo scuro! 😉
      Quando ho visto i tuorli immersi dentro il mare bianco di crème fraiche ho pensato a dei soli, ma anche a degli occhi, come hai notato tu… occhi aperti, fissi, che ridono, che hanno l’energia dell’arancione e dellavogliadifare… e allora dai, facciamo che le uova siano le nostre mascotte, i nostri portafortuna in questo viaggio dentro e verso la cucina… un viaggio appena iniziato, che sapremo goderci, con entusiasmo ma senza fretta… incrociando dita, zampette di gatto e nodi di grembiule!

  • Daniela

    3 Maggio 2015 at 22:47

    Veramente tante storie si celano dietro quel guscio, ne avrei da raccontarti per così.. le uova sono un po’ complicate, lunatiche secondo me, a volte si lasciano cucinare con facilità a volte invece impazziscono appena le sfiori.. Ma quanto sono fotogeniche però.. poi quelle di quaglia ancora di più, direi che vincono assolutamente l’oscar come protagoniste .. e quella cocotte sembra un quadro, con quei punti di giallo, verde e arancione, messi nel posto giusto, mi piace tutto!! Ecco adesso sono pronta ad assaggiare, aspetto al solito tavolo!! 🙂

    1. Francesca P.

      3 Maggio 2015 at 23:17

      Non avevo mai pensato che le uova fossero lunatiche ma forse perchè raramente faccio la maionese e non le ho mai viste impazzire! 😀 Però quel pizzico di follia imprevedibile le rende forse ancora più speciali…
      Grazie, Dani… questa tavola si presta a un genere di foto un po’ pittoriche e giocare con certe cose sai quanto mi diverte! Certo, la tua porta verde sarebbe stata ancora più intonata ai fiori di zucchina e all’erba pepe… 😛

  • Marta e Mimma

    3 Maggio 2015 at 23:08

    se c’è un ingrediente che nella mia cucina non deve mancare mai, sono proprio le uova. Quelle fresche, biologiche, dei contadini amici e, possibilmente, anche bianche. che io, con le uova, ci vado a nozze. ricordo che da piccola mi piacevano così tanto che ne arrivavo a chiedere quattro tutteinunavolta alla mamma (che, puntualmente, me ne dava una o due, se ero fortunata) rigorosamente strapazzate. Non che non mi piacessero in altro modo (le frittate rientravano a pieno titolo fra i pasti più amati e talvolta mi capitava di chiedere un uovo strapazzato e l’altro all’occhio di bue), ma perché in quel modo, oltre a piacermi tanto, potevo prepararmele anche io: le uova strapazzate sono infatti il primo piatto preparato dalle mie manine! Poi l’uovo alla coque, quello era il vizio della colazione salata che ci concedevamo io e mamma. adoravo picchiettare con il cucchiaino la calotta superiore e poi scavarla tutta per non lasciare nemmeno un po’ di albume. E la rincorsa al tuorlo perfetto, liquido e decisamente non sodo. Tutto questo per dire che le uova, “ce le ho nel sangue”. E le cocotte, quelle sì che sono una grande passione…
    buona notte Franci! Marta

    1. Francesca P.

      3 Maggio 2015 at 23:24

      Bello come i nostri ricordi d’infanzia e uova siano simili, per quel che mi racconti… io le ho sempre viste come ingredienti un po’ “misteriosi” e il fatto che possano cambiare aspetto e consistenza in base alla cottura mi sembra una magia! 🙂
      Le uova bianche le trovo in alcuni mercati e amo il loro tuorlo così rosso, quelle di quaglia invece le ho scoperte solo ora ma le riprenderò assolutamente! Mi ispirano tenerezza… esattamente come te, Marta! Ti vedo intenta a strapazzare, magari con il cucchiaio di legno come faccio io, girando e rigirando! E leccare poi tutti i pezzetti che restano attaccati è d’obbligo!
      😉

  • Chiara

    4 Maggio 2015 at 0:02

    qualche ruga sul viso come crepe sull’uovo, piccoli colpetti per vedere se dentro è cotto a dovere, picchiettare con i polpastrelli intorno agli occhi con la crema antirughe, siamo uova anche noi ?Spero solo di non prendere troppe macchie scure come le uova delle tue foto, meglio gli ovetti bianchi come porcellana…Buona settimana, un bacione

    1. Francesca P.

      4 Maggio 2015 at 0:11

      Ahah, Chiara, alle crepe come rughe non avevo proprio pensato, se no mi deprimo… 😛 Diciamo che possiamo avere la saggezza delle uova, ogni crepa un ricordo, un’esperienza vissuta, un consiglio imparato… e se vedi quelle macchie come pois, forse il punto di vista migliora! 😀

  • Incucinacolcuore

    4 Maggio 2015 at 7:15

    anch’io sono cresciuta che le uova non si usavano per i dolci se non raramente… in fondo l’alimentazione era anche più sana 🙂 ad ogni modo questa versione è davvero intrigante, compimenti!!

    1. Francesca P.

      4 Maggio 2015 at 15:12

      Beh, l’ovetto fresco fresco mangiato quasi subito dopo che è stato raccolto, in un pollaio di fiducia, è un ricordo infantile che mi sarà sempre caro…
      Grazie! 🙂

  • silvia

    4 Maggio 2015 at 8:37

    Sono rimasta incantata, senza parole! Come quando ti rechi in un museo e osservi un quadro che ti emoziona e non vuoi commentare per non rovinare quel momento! Io lo commenterò…ma Francesca che meraviglia! Sembra che tu abbia dato pennellate di fiori di zucchina ad aquarello, lasciato cadere, come da un tubetto di colore, il giallo intenso delle uova come se fossero tanti soli, ed infine puntinato tutte quelle micro uova, con tanti pois e macchiettine scure, per farne risaltare la bellezza! Hai dato vita ai tuoi personaggi proprio in maniera divina! è bello anche scoprire la storia, il rapporto che hai con gli ingredienti, i ricordi di famiglia che ti suscitano e le emozioni che poi sono la colonna sonora di questa scena! Mi piace così!…p.s.: immagino Ulisse che gioia nel vedere tutte quelle uova e che voglia di farne rotolare qualcuna! 🙂 a presto!

    1. silvia

      4 Maggio 2015 at 8:39

      Perdono per quella c di acquarello che mi è sfuggita! errore imperdonabile!

      1. Francesca P.

        4 Maggio 2015 at 15:16

        Silvia, che bello questo commento! Tutti i tuoi commenti non sono da meno, eh… ma qui ci leggo particolare entusiasmo e mi fa piacere, perchè l’uovo è per me un ingrediente speciale e anche se ho aspettato un po’ a raccontarvelo adesso ha tutta l’attenzione – e la scena – che si merita! Se le foto sono venute bene, è merito anche del legame affettivo che traspare… 🙂
        Vuoi sapere un piccolo aneddoto-segreto? Ulisse non si è limitato a guardare… avevo lasciato le uova a cuocere in forno, mi sono un attimo allontanata dalla cucina e… quando sono tornate due erano rotte per terra, sul parquet! Mannaggia, avrei dovuto prevederlo! 😛
        Grazie mille, un grande abbraccio!

  • Erica Di Paolo

    4 Maggio 2015 at 9:20

    Anche io ho ricordi legati all’infanzia: quelle sbattute con lo zucchero, a colazione, preparate da papà erano festa pura. E alla coque sono le mie preferite!! Quante ne ho mangiate (e ne mangio ancora). Mi mancano però le uova di quaglia e il tuo piatto è un invito a non attendere ancora ^_^ E’ decisamente invitante.

    1. Francesca P.

      4 Maggio 2015 at 15:24

      A volte mia madre mi preparava lo zabaione e mi piaceva tanto vederla sbattere le uova, finchè si raggiungeva la giusta cremosità!
      Le uova di quaglia hanno un sapore uguale a quelle di gallina, ma sono più delicate… dovresti trovarle abbastanza facilmente, assaggiale e vedrai che le ricomprerai come me! 🙂

  • Enrica

    4 Maggio 2015 at 9:32

    La tua cocotte sembra un dipinto bellissimo ed energetico…un bel mangiare prima con gli occhi e poi con il gusto e poi se le uova hanno i pois non possono che conquistarmi all’istante.
    Buona settimana Francesca

    1. Francesca P.

      4 Maggio 2015 at 15:26

      Enrica, sapevo che avresti notato subito il dettaglio dei pois! E anche la cocotte non è stata scelta a caso, ahaha! Siamo veramente irrecuperabili! 😀
      Grazie, un bacio!

  • Damiana Casillo

    4 Maggio 2015 at 9:36

    Gli ingredienti hanno un ruolo ed una vita propria,sai li immagino anche io così!Per pudore non gli appioppo un nome,ma quasi lo farei,anche se a volte girano una parte insoddisfacente!Le tue uova invece,protagoniste assolute di una cocotte deliziosa ed elegante,che non mi stanco di guardare!Grazie come sempre Francesca per le foto,parole e ricordi!

    1. Francesca P.

      4 Maggio 2015 at 15:27

      Sì, hanno sfumature, caratteri, peculiarità… ognuno è un mondo da scoprire, io mi diverto tanto a scoprirli, li guardo con occhi diversi da quando cucino in modo più attento e consapevole!
      La cottura nelle cocotte è la mia preferita, se vedessi quante ne ho… riesco a farci persino la carbonara gratinata, ahaha! E magari un giorno la posterò, dato che è comunque un omaggio alle uova! 😉
      Grazie a te, Damiana!

  • Anna

    4 Maggio 2015 at 10:27

    Ma che carine queste uova! Non le ho mai assaggiate di quaglia, ma mi hai subito risvegliato tanti ricordi, io le le mie sorelle sedute a tavola che mangiavamo l’ovetto bollito e chi finiva prima lo girava e diceva: io non ho ancora iniziato!

    A casa mia invece le uova erano grandi protagoniste di dolci, e che goduria leccare le fruste del frullino dopo che mia madre finiva di sbatterle con lo zucchero 😀 Oppure, quando eravamo un po’ malaticce, lo zabaione era un must, per “tirarci su”! Ma sto divagando, mi piacciono un sacco queste foto stile vintage e la ricetta è sicuramente super gustosa!!

    1. Francesca P.

      4 Maggio 2015 at 15:37

      Avevo intenzione di fotografare delle uova bianche che avevo trovato al mercato, ma quando ho visto quelle di quaglia non ho resistito e ho cambiato set! 😀
      Mi piacerebbe fare quel gioco con te, è un bel ricordo! E se c’è da leccare le fruste, sono più veloce di un gatto vero! 😛
      Grazie Anna, ovviamente la ricetta puoi farla con tutte le uova che vuoi… forse persino di cioccolata, ahaha!

  • Tatiana

    4 Maggio 2015 at 10:31

    Le uova sono il mio legame con l’infanzia perché la nonna aveva il pollaio e quindi non mancavano mai: ancora rammento l’uovo alla coque, appena un po’ rassodato per la gioia di spezzare la capocchia ed intingere il cucchiaino, incidere l’albume rappreso, metterci il pizzichino di sale e poi pucciarci la mollica… un momento di goduria pura!!! Meglio di qualsiasi dessert… altro che haute cuisine, questo sì che è godereccio!
    Da allora adoro le uova cucinate in qualsiasi maniera possibile (e vuoi metterci le uova sode? Potessi ne mangerei a valanghe…), anche se non ho mai assaggiato un uovo “alternativo” (che bella definizione, eh?) come quelli che proponi tu: solo a vedere quelle macchioline li trovo simpaticissimi!
    Grazie per averli proposti perché è un tributo ad un ingrediente povero e lo sai che la mia cucina cerca sempre di valorizzare quel poco che c’è ottenendo il massimo: tu ci sei riuscita.
    Un bacio!

    1. Francesca P.

      4 Maggio 2015 at 15:42

      Anche i miei nonni materni avevano il pollaio e i miei unici ricordi campagnoli sono legati a loro, a quella casa leggermente fuori dalla città e a uno stile di vita che adesso vorrei così tanto approfondire… nei miei sogni un angolo verde continua a esserci e sai che non ho mai visto un pulcino? Mia madre mi racconta quanto è bello tenerli in mano e mi è sempre rimasta questa curiosità…
      Con gli ingredienti poveri si fanno le ricette migliori, basta pensare anche solo al pane! E come te, una fettina doveva rigorosamente accompagnare l’uovo alla coque, intingerla nel rosso ancora caldo è un rito che tutt’oggi consumo! 🙂

      1. Tatiana

        4 Maggio 2015 at 21:18

        La nonna li allevava… ma ci credi se ti dico che non sono mai riuscita a toccarne uno perchè ho sempre temuto tutti i volatili? Ne ho ancora paura….

  • barbara @ Pane&Burro

    4 Maggio 2015 at 10:33

    quando, spesso, mi viene posta la domanda “cos’è che ti piace di più cucinare?” io entro davvero in crisi. perché di fatto a me piace cucinare tutto, quello che mi piace sta proprio nel concetto del cucinare, indipendentemente da quale sarà il risultato finale. l’amore per la cucina, da parte mia, non è unicamente fine all’alimentarsi, è qualcosa che va al di là, è amore per le persone che si siederanno alla mia tavola, è amore per il cibo e soprattutto amore per me stessa. perché in nessun’altra attività al mondo riesco a rilassarmi, a “sentirmi”, a ritrovare me stessa e le mie origini come nei gesti familiari e abituali della preparazione di un piatto..
    quando invece mi viene chiesto “qual’è il tuo cibo preferito” allora lì non ho nessuna esitazione. la mia risposta, sempre e da sempre, è la stessa. “LE UOVA!”
    aggiungo altro??
    buona settimana (foto bellissime! quel vassoietto di ferro ce l’ho anche io!)

    1. Francesca P.

      4 Maggio 2015 at 15:47

      Sai che dopo anni potrei rispondere io alla domanda su cosa ti piace di più cucinare? 😀 Perchè un’idea me la sono fatta, così come è chiaro ed evidente che ami fare un po’ di tutto per l’amore forte verso la cucina… credo sia questo l’ingrediente principe, il più indispensabile! Se cucinare è un gesto d’amore, assume valori, valenze e significati molto più importanti, perchè è gratificante… per noi. Lo facciamo (anche) per noi. Perchè se stiamo bene, se ci fa bene… allora lì risiede il Senso.
      In alcuni post hai parlato delle uova e condivido la tua passione per il tuorlo morbido, da cui scende una lacrimuccia… ricordo bene che lo raccontavi? 😉
      ps: se hai lo stesso vassoio non c’è neanche bisogno che ti dica dove l’ho preso perchè lo sai già, ehehe!

  • Lilli nel paese delle stoviglie

    4 Maggio 2015 at 11:52

    anche io mi sono accorta che in un anno e mezzo di blog le uova le ho trascurate, non sono mai state protagoniste ma solo comparse in ricette che ne prevedevano l’utilizzo, eppure mi piacciono, le trovo versatili, al tegamino, o una bella omelette, una frittata o sode in insalata, preziose nei dolci, ottime strapazzate o in camicia, insomma un ingrediente buono e importante! quelle di quaglia le cerco da un po’, non demordo! buona settimana!

    1. Francesca P.

      4 Maggio 2015 at 15:52

      Dai, scrivi anche tu un post solo per loro, saranno felici! 😀 In effetti le usiamo spessissimo, sono sempre nel nostro frigo, ci accompagnano in tante occasioni e idee… ed è giusto renderle protagoniste!
      Ti darei queste di quaglia, se non si rompessero nel viaggio… 😛 Non demordere, no, vedrai che quando meno te l’aspetti i pois arriveranno sulla tua tavola!

  • larobi

    4 Maggio 2015 at 12:36

    in generale , le uova, le amo. mi piacciono in tutti i modi “salati” e ancor più quando si trasformano in qualcosa di dolce … le uova di quaglia avevo iniziato, anni e anni fa, a disegnarle insieme a quelle del tordo, del merlo, delle cince per acquarelli naturalistici che dipingevo : le avevo conosciute così… bellissime da disegnare e solo in un secondo tempo avevo constatato che erano anche buone da mangiare (inoltre prive di colesterolo!!) . avrai già capito che per me, per queste mini uova, vince l’immagine 🙂 e quindi tra tutte le tue bellissime foto , preferisco quella con Ulisse : non cibo ma colori accostati armoniosamente… poi non disdegnerei certo una tua cocottina che vorrei gustare insieme a te a parlar di cose verdi e verdine….baci cara!

    1. Francesca P.

      4 Maggio 2015 at 15:57

      Sarei curiosa di vedere quei disegni… magari un giorno spunteranno quando rifarai un clafoutis! 😉
      L’estetica come ben sai conquista anche me, infatti la scintilla per questa ricetta è scattata proprio quando ho visto che mi sarei divertita troppo a fare le foto… e scattando scattando quasi stavo dimenticandomi di cuocere la cocotte, ahaha!
      Ulisse è intonato a tutto il mio salotto, sai? Ci pensavo ieri quando era vicino alle tende bianche e grige, sdraiato sui cuscini delle sedie degli stessi colori… 😛
      Baci a te… sai che una tinta verdina farà capolino presto qui?!

  • Reb

    4 Maggio 2015 at 14:49

    Uova, uova di tutti i tipi, uova che non mangio da decenni interi ma dei quali conservo il sapore e l’odore. Uova di gallina, di quaglia, di tacchina, di anatra e oca, uova come non ci fosse altro ed effettivamente non c’era molto altro. C’erano le uova freschissime, le verdure, la frutta e gli animali se tenevano in vita perché davano tutto il resto e perché il loro sacrificio non avrebbe portato più di due cosce in tavola e solo per una volta. Erano tempi duri e quando parlo di quei miei tempi duri, sembra che io sia nata all’inizio del ‘900 o anche prima. Potrebbe anche darsi, in effetti 😀 una vampira con l’ambizione del blogging mancava tutto sommato, ma scherzi a parte, i più non comprendono quel tempo che ho vissuto e che io trovo bellissimo. Queste minuscole e bellissime uova sono state in tavola a Pasqua e hanno deliziato tanto occhio quanto palato. Le foto sono strepitose e mi piace, mi piace come pur avendo ‘rinunciato’ parzialmente al total white, la luce rimanga quale Sovrana di un regno bello quale è il tuo. E devo proprio dirtelo, oggi mi hai dato lo stimolo e mi hai tirato fuori altri ricordi da usare nel capitolo che sto scrivendo. Io dovevo andare in terapia…sì, da “la Gatta col piatto che Scotta”! <3

    1. Francesca P.

      4 Maggio 2015 at 19:48

      Sono certa che la tua ricchezza interiore e tutto quello che dentro pulsa così forte dipenda proprio da quel periodo di vita, che ha formato ciò che sei… tutto parte dalle origini, ci saranno tantissimi ricordi che hanno forgiato la donna di oggi, ricordi che restano attaccati alla pelle e alla mente e quando cucini li evochi… anche non direttamente, ma loro sono lì, pronti a risvegliarsi! Sono felice di aver contribuito, con le mie piccole uova a formato di bambina, a tirartene fuori alcuni… e sono felice soprattutto tu li abbia condivisi qui, con me, perchè la luce arriva non solo dal sole ma anche dalle parole! 🙂
      Il bianco puro e assoluto tornerà… però in questo periodo il gioco con le ombre mi affascina, non sto mai ferma, Reb, devo cambiare e mettermi alla prova anche con la Canon al collo, è tutto un fermento di vogliadinuovo…
      Una terapia di farina, altalena, cocotte e pagine di libri da scrivere la farei con te… 😉

      1. Reb

        5 Maggio 2015 at 11:49

        E sarebbe bellissimo. Ma io la fantasia di quella casa sul Lago (del tempo) la conservo, la curo e la faccio crescere giorno dopo giorno e sono convinta che prima o poi, in un modo che ora mi sfugge, riuscirò a compiere quel destino del vederci avvolte da nuvole di farina, correndo intorno alla grande isola in cucina, mentre in una sorte di Holi indiana, total white, ci lanciamo pungi di farina e zucchero a velo e ridiamo di gusto dei nostri capelli divenuti ormai bianchi, una sorte di finestra sul tempo che passerà e che si sorprenderà anziane, felici, piene di ricordi e di vissuto da condividere! (e confesso che mentre te lo sto scrivendo, mentre lo immagino, il cuore mi batte proprio forte) ….
        Sul fatto che la cucina subisca più di ogni altra cosa del mio quotidiano l’influenza del mio passato, non ho dubbi. Sono ora il risultato del mio vissuto e credo di esserne davvero tanto orgogliosa, nel bene e nel male, io sono questa.
        Per quel che concerne invece la tua voglia di evasione, sperimentazione, affermazione….fallo! Scatta tanto, cambia, alterna, prova, scopri e reinventati in ogni foto come solo tu sai fare…..ma soprattutto, condividi…condividi sempre il tuo sentire. Perchè tornare qui è sempre stimolante, almeno per me…..

  • m4ry

    4 Maggio 2015 at 16:37

    Io con le uova ho un rapporto strano…nel senso che le mangio tranquillamente…purché albume e tuorlo siano mescolati tra loro, questo perché non amo sentire il sapore del tuorlo in purezza…ha un qualcosa che turba il mio palato…ma da sempre, fin da quando ero bambina..

    Ed ecco che le uova di quaglia non le ho mai assaggiate…ma le trovo tanto graziose, nei tuoi scatti, sono meravigliose 🙂

    Un bacio..e al prossimo ingrediente 😉

    1. Francesca P.

      4 Maggio 2015 at 19:50

      Quel sapore che ti disturba un po’ ce l’ho ben presente, da crudo si sente ancora di più… sono anni che non lo assaporo ma non riesco a dimenticarlo! Chissà adesso se mi piacerebbe ancora… pensa che le uova crude non le metto neanche nel tiramisù!
      Davvero non hai mai comprato le uova di quaglia? Ti divertiresti come me a scattare mille foto, scommettiamo? 🙂
      Un abbraccio, Mary!

  • Sabrina C. Fotografie

    4 Maggio 2015 at 16:39

    io invece sono cresciuta con le uova nei dolci iihihhi ^_^ e se devo essere sincera quello alla coque non l’ho mai mangiato ma in tutti gli altri modi si!! *_* hihihi nemmeno quelle di quaglia ho mai preso.. ma mai dire mai nella vita 🙂

    1. Francesca P.

      4 Maggio 2015 at 19:58

      Tu sei l’esperta per eccellenza di uova al cioccolato, hai questo primato! 😀 Quelle alla coque provale, puoi organizzare un brunch tipo California Bakery, ehehe!
      Mai dire mai, è vero… anche la quaglia può stupire! 😀

      1. Sabrina C. Fotografie

        4 Maggio 2015 at 20:46

        Al cioccolato.. Hai ragione!! non ci avevo pensato ahahahahah 😀

        La prima volta che le proverò ti farò sapere! ^_^

  • Monica

    4 Maggio 2015 at 18:34

    Amo ogni scatto, ogni sfumatura, ogni ingrediente di questo post.
    Una ricetta che nella sua semplicità raccoglie il vero valore delle piccole cose, che ben accoppiate creano risultati meravigliosi.
    Le uova sono state anche a casa mia uno dei pasti semplici più consumati, anche da me crude, poi strapazzate in ogni maniera, ma il ricordo più nitido è delle uova alla coque, e la mia ricerca della striscia perfetta di pane ciabatta da infilarci per raccogliere più ripieno possibile. Ah, che bellezza i ricordi!

    1. Francesca P.

      4 Maggio 2015 at 20:02

      Contenta delle tue parole, Monica… a volte penso prima alle foto da fare e altre volte invece improvviso e devo dire che quando accade mi diverto di più… non c’è nulla di stabilito, l’ispirazione cresce sul momento e di solito sono anche più soddisfatta del risultato!
      Quante fette perfette abbiamo intinto in quei tuorli, eh? Vediamo se al negozio di props dove sei stata anche tu troverò un portauovo bello, la prossima volta che ci tornerò! 😀

  • Simo

    4 Maggio 2015 at 18:54

    Passo di corsissima tesoro…che dirti?! …che le adoro…pensa che alle uova ho dedicato un intero capitolo del mio ebook! 😉
    Un bacione e complimenti…mi viene già l’acquolina….
    a presto

    1. Francesca P.

      4 Maggio 2015 at 20:05

      Simo, hai fatto bene! Le uova saranno contente del tuo omaggio, hanno avuto il loro momento di gloria! Pensa a quante ne rompiamo, anche solo al mese… da perdere il conto! 🙂
      Bacio a te e quando ti fermi troverai in caldo una cocotte per te!

  • Anna Rita

    4 Maggio 2015 at 19:18

    Per me le uova sono sicurezza, comfort, riuscita perfetta e semplicità. Non riusco ad immaginare la mia vita, passata e futura, senza uova. Ne ho sempre divorate in grosse quantità e in tutte le forme e cotture, senza badare troppo al fatto che “l’uovo fa male! fa venire la salmonellosi!” Sarà stata fortuna, o cosa, ma sono ancora quà! 😀 oggi proponi uova di quaglia in perfetto stile “lasciati coccolare” e io, mentre ne annuso il profumo e già sento il sapore dei fiori di zucchina, penso che non ho mai mangiato uova di quaglia! il che è grave per me…mi siedo comoda comoda e mi voglio gustare questo piatto delizioso…e anche glamour con tutti quei pois 😉

    1. Francesca P.

      4 Maggio 2015 at 20:08

      Mia madre mi metteva in guardia sulla crema, mi diceva di non prenderla in pasticcerie o bar non fidati… ma anche io sono qui e non mi sono mai sentita male, per fortuna! 🙂 Lego solo ricordi positivi a questo ingrediente, è quello che accompagna di più la nostra vita in cucina, come il latte, come il pane… un ingrediente che non deve mai mancare, come il sorriso… e quel senso di confort e sicurezza lo cerco sempre anche io nel cibo, forse perchè lo voglio nella vita… e so che mi capisci!
      Siediti pure, è un lunedì calmo, possiamo gustarci tutti i pois che vogliamo… 🙂

  • Friarielli & sound

    4 Maggio 2015 at 22:20

    I tuoi post sono come le tue uova: ognuna con una propria storia.
    E’ sempre così bello leggerti.
    Buona notte!

    Lety

    1. Francesca P.

      4 Maggio 2015 at 23:20

      Che bel parallelismo… felice di avere un blog pieno di uova, allora! 😀
      Grazie di cuore, Letizia!

  • Antonella

    4 Maggio 2015 at 22:23

    Sai che le cocotte ho iniziato ad usarle dopo averne parlato con te per la prima volta? Ora le ho comprate anche in silicone, perché il contenuto si stacca più facilmente e sono l’ideale per preparare un contorno da impiattare insieme alla portata principale. Ma la tua ricetta potrebbe venire ugualmente gustosa con comuni uova di gallina secondo te?
    Un abbraccio forte, mi piace molto immaginarti che cresci osservando le varie pietanze preparate con le uova in famiglia, stavolta sono le tue parole a fornirmi un quadro di te stessa nelle varie fasi di crescita 🙂

    1. Francesca P.

      4 Maggio 2015 at 23:24

      Vado fiera di averti fatto scoprire quanto siano utili e belle in cucina, preziose alleate! Le vere cocotte in realtà non sono in silicone ma in ceramica, perchè il cibo non va sformato e si mangia direttamente da lì, caldo caldo, come fosse un piatto! Sono un oggetto francese e le amo tanto anche per questo! 🙂
      Le uova di gallina vanno benissimo e puoi metterci le verdure che preferisci, anche qualche pomodorino… il bello di queste ricette è che sono aperte a ogni gusto personale e abbinamento! Magari anche Giovanni gradisce… 😀

  • Mari Z.

    5 Maggio 2015 at 9:45

    Una regia impeccabile! ma l’ oscar lo darei alla fotografia e al grande cuore che sta dietro alla macchina fotografica. ♡

    1. Francesca P.

      5 Maggio 2015 at 22:49

      … e quel cuore ti ringrazia, Mari, battendo forte! 🙂

  • Claudia

    5 Maggio 2015 at 10:03

    E’ proprio una cosa che ti riesce particolarmente bene…far sentire importanti gli ingredienti, coccolarli e metterli al centro di ogni post che scrivi. Bellissime foto e bellissima ricetta Francesca, come sempre!

    1. Francesca P.

      5 Maggio 2015 at 22:51

      Credo che far sentire importante qualcosa o qualcuno sia un bel gesto d’amore… è aprirsi, è donarsi, è crederci… come ben sai a volte le delusioni arrivano lo stesso ma io non cambio atteggiamento e continuerò a coccolare… anche uova o cipolle! 😀

  • Giulia

    5 Maggio 2015 at 11:19

    Un guscio fragile ma protettivo e resistente, l’albume trasparente che cotto diventa bianco (se non è magia questa!), il tuorlo con quel colore acceso che contrasta con gli altri toni delicati, liquido che diventa friabile e tenero nella versione soda… Quanta alchimia, quanti colori, quante sensazioni ed evocazioni nelle uova! Tu ovviamente hai saputo catturare tutto col tuo tocco delicato e sincero, bravissima!

    1. Francesca P.

      5 Maggio 2015 at 22:55

      E’ una grande magia, penso lo stesso! Esempio di come sia possibile trasformarsi, non restare uguali a noi stessi, stupire… essere in un modo e poi un un altro, in un attimo! Quasi un gioco di prestigio! 🙂
      Sono convinta che con alcuni ingredienti entriamo proprio in empatia, come fossero persone… e come è successo a noi! 😉

  • speedy70

    5 Maggio 2015 at 13:44

    Delle foto fantastiche per un piatto delizioso ed invitante!!!!

    1. Francesca P.

      5 Maggio 2015 at 22:56

      Grazie mille! 🙂

  • Manuela

    5 Maggio 2015 at 14:24

    E’ divertente pensare a quelle piccole uova che se ne stavano in una ciotola sbeccata della mia cucina.Col tempo sembrano aver fatto passo, passo la strada fino a Roma e son diventate tue 🙂
    Sulle uova potrei scrivere tanto: mi entusiasmano ogni volta, la colorazione che cambia, la perfezione del guscio e come te le collego a un’infanzia “salata”, intinta come pezzi di pane nel tuorlo giallo come un sole.
    C’è un asse nuovo e una cocotte che non avevo mai visto o sbaglio?!(:))
    Io al bristrot ci verrei tutte le domeniche, per due uova in cocotte, due chiacchiere o due carezze a Ulisse 😀

    1. Francesca P.

      5 Maggio 2015 at 22:59

      Ho pensato anche io alla tua ciotolina e alla nostra giornata invernale, sembra quasi ieri ma siamo a maggio e di cose ne sono successe da allora… le uova sono il filo che unisce, sono le mani che si stringono, sono i sassi che lasciamo sul cammino per non smarrire l’orientamento, sono i pois delle nostre magliette uguali e sono gusci in cui ci sentiamo protette…
      L’asse è lo stesso usato per le foto dei pici con il grano arso, un lato è grigio e un altro, da qualche giorno, è diventato bianco! 😉
      Per te il bistrot non chiude mai, anzi, ti lascio direttamente le chiavi!

  • Francesca

    5 Maggio 2015 at 16:44

    Bellissime foto!!! Me le posso immaginare le uova di quaglia che si imbellettano prima degli scatti, pensando che era anche ora, ecco!
    Anche mio nonno faceva colazione con le uova e io l’ho sempre guradato con meraviglia e un po’ di sospetto: faccio fatica a immaginarmi la colazione salata 😉 Mia nonna, invece, ci preparava per merenda “la cremina”, ovvero tuorlo crudo e zucchero mescolati fino a far diventare il giallo quasi bianco (e se proprio si voleva strafare aggiungevamo un cucchiaino di cacao): una merenda ‘leggera’, ma che adoravo 🙂
    Comunque questo è davvero un ingrediente importante ed era ora che gli dedicassi un post 😉 E devo dire che questa ricetta mi ispira moltissimo (leggi ‘sì, ho tutti gli ingredienti, mi manca solo l’erba pepe’ … ‘cos’è l’erba pepe?’ finito di commentare urge ricerca nel web!), questo fine settimana la voglio provare!!!
    Buona settimana Franci!

    1. Francesca P.

      5 Maggio 2015 at 23:05

      Le merende di una volta non si dimenticano, erano energetiche, pure… oggi è raro mangiare quelle cremine appena fatte, eppure quanta poesia nelle mani delle nonne o delle mamme che ce le preparavano…
      L’erbe pepe l’ho scoperta l’ anno scorso, è molto aromatica, ha un sapore tutto suo e mi piace tantissimo! La metto ovunque e la piantina ogni primavera ha il suo posto preciso sul davanzale… vedessi come la gradisce anche Ulisse! 😉 Il tuo fiuto da gatta magari la troverà, prova a cercarla! Se no ti aspetto qui, per venire e assaggiare una cocotte… 🙂

  • ada

    5 Maggio 2015 at 23:12

    Le tue uova in cocotte sono molto chic, non c’è che dire! :-)Le uova di quaglia non le ho mai assaggiate, anche se quando le vedo al supermercato sono sempre tentata di comprarle: hanno n aspetto così carino… sembrano finte. Quanti ricordi ho anch’io legati alle uova. Lo sai che facevo come te da bambina? Contavo i minuti della cottura delle uova alla coque 🙂 Mia madre mi faceva anche lo zabaglione e ci metteva qualche goccia di caffè, che buono che era! Se ci penso è una vita che non mangio uno zabaglione… che nostalgia di quei sapori! Un abbraccio 🙂

    1. Francesca P.

      5 Maggio 2015 at 23:27

      Ada, cedi alla tentazione e prendile, vedrai che qualche scatto lo ruberai anche tu prima di cucinarle perchè sono irresistibili!
      Sai che per un periodo prendevo il gelato al gusto zabaione? Era un sapore amico, familiare… ho perso l’abitudine di assaggiarlo, ora, ma in effetti un amarcord potrei farlo la prossima volta che mi fermo in gelateria! 🙂
      Un abbraccio a te!

  • Federica

    6 Maggio 2015 at 7:49

    Come un flash, con un ovetto, hai riportato anche me indietro negli anni…tanti!
    Non vedevo mio papà ma vedevo mio nonno bere l’uovo appena raccolto: un buchino sopra, uno sotto e giù via tutto d’un fiato senza neanche romperlo. Non ci sono mai riuscita. O forse dovrei dire non mi ci sono neanche mai impegnata perché se è vero che amo le uova alla follia, è anche vero che il bianco crudo…non ce la posso fare! Per me da piccola c’èra quello che nonna chiamava “zabaione”: il tuorlo sbattuto con lo zucchero in una tazzina e qualche volta si azzardava anche l’aggiunta di un mezzo cucchiaino di caffè 🙂
    Le uova di quaglia mi hanno sempre affascinata più di tutte, così piccine, così scenografiche con i loro disegni a pois, così delicate e fragili all’apparenza ma forse più “resistenti” di quelle grandi.
    Ho sempre considerato le uova in cucina come un jolly, l’arma vincente che ti salva una cena veloce come una d’occasione. Perché diciamocela tutta: queste cocottine sono regali nella loro apparente semplicità 🙂
    Ora però voglio sapere cos’è l’erba pepe!!!
    Un bacione, buona giornata

    1. Francesca P.

      6 Maggio 2015 at 12:13

      Ogni ovetto, un ricordo! Tutti da tenere in un cestino… io ammetto che mangiavo solo il rosso e l’albume liquido lo lasciavo! 🙂
      Sono affascinata anche io da ciò che appare fragile e delicato ma dentro nasconde un’anima forte… il guscio di queste uova si incrina meno facilmente, bisogna aver cura di romperlo bene per non ferire il cuore piccolo…
      I jolly in cucina sono assi nella manica, assicurano stupore e si aprono a mille strade… e mille cocotte! E una delle ricette future con le uova sarà una quiche, ho già deciso! 🙂
      Grazie del bel commento, Fede!
      ps: forse tu conosci l’erba pepe con il nome di santoreggia, è una piantina dalle foglie sottili e profumatissime!

  • Margherita

    6 Maggio 2015 at 18:26

    Le uova di quaglia le ammiro da un tempo immemore… eppure non ho mai avuto “il coraggio” di comprarle. Eppure sono un’impulsiva, una che si fa guidare spesso dai propri occhi. Sono così belle! Quasi un peccato romperle… non é vero? E la créme fraîche? Ho giusto condiviso adesso una mia ricetta con questo ingrediente… mi piace il fatto che ci sia sempre un ingrediente che ci unisce…

    1. Francesca P.

      8 Maggio 2015 at 0:24

      Fanno tenerezza, così piccole… spero troverai il coraggio, Marghe, perchè sono buone e delicate, non senti differenza se non per il sapore un po’ meno deciso ma comunque sanno “di uovo”… 🙂 Romperle non è stato facile perchè avevo quasi paura di far loro male, ehehe!
      Le unioni che dalla mente passano alla cucina piacciono tanto anche a me e succedono, non a caso, con le persone che si intendono di più…

  • alessia mirabella

    7 Maggio 2015 at 9:27

    Ho aspettato il momento giusto per venire a trovarti. Una pausa di piacere calcolata e misurata. E come sempre, con il modo di scrivere e raccontare particolare e delicato che hai, mi sono (ri)vista. Quando anche un ‘semplice’ uovo racchiudeva le meraviglie del mondo. Quando mia nonna lo mescolava a caffè e zucchero, e veniva quella cremina densa e meravigliosa da mangiare col cucchiaino.
    Le tue uova di quaglia, tenere e romantiche. Con quel guscio fragile che però resiste. Da maneggiare con cura e attenzione.
    Mi piaci, e mi trasmetti tanto.
    Ti stringo forte, e sincera. A.

    1. Francesca P.

      8 Maggio 2015 at 0:31

      E’ giusto aspettare. E aspettarsi. Lasciarsi andare ai ricordi solo quando ce la sentiamo. C’è un momento per tutto, anche per quello… e quando la mente si connette al passato, l’odore di quell’uovo al caffè torna vivo e reale, vero? Potere del pensiero. Potere della sensibilità…
      Il guscio fragile ma resistente lo abbiamo anche noi, sai… crediamoci. Anche quando non sembra. Anche quando tutto frana.
      Mi piaci anche tu, Ale, perchè non nascondi ciò che sei e provi…

  • Ileana

    7 Maggio 2015 at 14:51

    Proprio ieri, quando mia madre mi ha riportato una busta piena di fave e piselli provenienti dall’orto di mia zia, mi sono soffermata a riflettere sulla mia cucina..e ho pensato che, a parte casi eccezionali, parto sempre da un ingrediente per poi costruire una ricetta, un racconto, mi lascio guidare dal suo colore e dalla sua consistenza.
    E’ così anche per le foto, adoro fotografare gli ingredienti prima della cottura, in estate amo immortalare le verdure ancora sporche di terra.. ecco, per dire che nonostante il pensiero viaggi costantemente tra profumi e ricette da provare, in realtà decido cosa cucinare solo quando ho qualcosa di prezioso tra le mani..e allora arriva l’ispirazione!

    Le uova di quaglia sono così simpatiche..e tu le hai rese ancor più belle 🙂
    Un abbraccio Fra :*

    1. Francesca P.

      8 Maggio 2015 at 0:37

      Le basi sono importanti e partire da un ingrediente è un bellissimo gioco che apre a tante strade, perchè la mente è piena di idee e a volte c’è una sfida tra ricette in corso, prima di scegliere quale preparare! Ma le origini sono tutto, la scintilla nasce da lì… e scattare foto è come coccolare quell’ingrediente, tirando fuori i lati belli che ha che troppo spesso distrattamente magari sfuggono! Si è intenti a mangiare ma non a guardare… invece noi abbiamo imparato a curare tutte le fasi! 🙂
      Queste piccole uova starebbero bene anche dentro la ciotolina deliziosa in cui hai servito la tua granola in padella… 😀

  • ConUnPocoDiZucchero Elena

    8 Maggio 2015 at 8:03

    se tu pubblicassi un libro solo con fotografie di ingredienti, io sarei la prima acquirente! hai la capacità di far emergere l’anima più intima di tutto ciò che si presenta alla tua tavola, di renderlo magico, unico e meraviglioso. e queste ovette le hai rese un quadro.

    1. Francesca P.

      8 Maggio 2015 at 10:31

      Elena, sapessi quanto mi piacerebbe! 😀 Ma sono sogni… e per quel che posso, cerco di farlo a modo mio qui, sul blog… le pagine non saranno di carta ma c’è posto anche per voi e quindi forse è ancora meglio!
      😉
      Grazie mille…

  • Laura Adani

    8 Maggio 2015 at 15:28

    Francesca quanti ricordi legati alle uova! Come tuo padre, quando passavo le vacanze estive da mia nonna spesso la mattina bevevo le uova fresche raccolte nel pollaio. Facevo due buchini con uno stuzzicadenti nelle due estremità, con le dita li tenevo chiusi mentre le scuotevo come si fa con uno shaker e poi …gluglugluglu…che bontà! sei una ammaliatrice con i tuoi post e i tuoi ricordi..ora dovrò assolutamente trovare le uova di quaglia.

    un bacio
    Pippi

    1. Francesca P.

      8 Maggio 2015 at 20:45

      Avrei voluto vederti mentre facevi quei buchini e “shakeravi” l’ovetto! Senza saperlo hai creato un cocktail tutto tuo, avresti potuto dargli il tuo nome! 😀
      Le uova di quaglia sulle tue splendide tavole sarebbero bellissime, spero le troverai presto perchè sono troppo curiosa di ammirarle…
      Grazie Laura, sai quanto tu sia la benvenuta qui! :*

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