I MIEI RAMI PIENI DI FOGLIE

16 Ottobre 2016Francesca P.

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La continuità ci dà le radici; il cambiamento ci regala i rami, lasciando a noi la volontà di estenderli e di farli crescere fino a raggiungere nuove altezze. (Pauline R. Kezer) 

Mi stiracchio i rami come fossi appena sveglia, come a volerli sgranchire con ritmo lento. Li muovo uno ad uno, come dita che fanno il solletico e scappa un po’ da ridere.

I rami più lunghi li spazzolo bene, con calma, ciocca per ciocca. Quelli più piccoli li fermo con una molletta, così non mi vanno davanti agli occhi e posso vedere il panorama che mi (a)spetta. Quelli più ribelli li lascio liberi, perchè è giusto che seguano l’istinto. Quelli spezzati li scrollo via, così fanno spazio ai nuovi che vogliono spuntare.

Alcuni si tendono più che possono verso l’alto, come quando da bambina mi mettevo in punta di piedi per cogliere i fichi, nel giardino dei miei nonni. Perdevo quasi l’equilibrio, per quanto provavo a tirarmi su. Ma volevo staccarne almeno uno, a tutti i costi, tenace e decisa già allora a prendermi quello che desidero.

Quando il sole d’autunno colpisce i rami, sento il calore arrivare e lo assorbo, per farne scorta per quando tornerà a mancare. Verso sera, preparo la cena per chi viene a trovarmi, facendo una pausa dal proprio volo.

Ne vedo passare tanti, di voli: voli ad ali spiegate, che non temono il vento; voli impacciati, perchè si è appena imparato a prendere quota; voli danzanti, di chi ha capito dove dirigersi e allora balla; voli senza ritorno, che creano una scia particolare; voli pindarici, i miei preferiti; voli last minute, urgenti, perchè si vuole cadere al più presto in un abbraccio.

Sono vivi, i miei rami. Li sento vibrare e ondeggiare ad ogni colpo d’aria, spostarsi piano e poi rimettersi tranquilli. Sono tanti, resi più lucidi e più forti dalla pioggia. E sono pieni di foglie. Da alcune non mi separo, crescono con me. Altre le lascio andare, per sentirmi più leggera. O per far decidere a loro il posto in cui stare. E quelle che hanno scelto di convivere con zucca e funghi, mi hanno dato l’indirizzo. Così so dove cercarle e andare a ri-trovarle…

 

CARPACCIO DI ZUCCA MARINATA E FUNGHI (CON OLIO DOLCE FRUTTATO)

500 g di zucca già pulita

Funghi porcini o champignon (a piacere)

Pepe rosa in grani (a piacere)

Timo fresco (a piacere)

Uno spicchio d’aglio (facoltativo)

Pinoli (a piacere)

Olio extra vergine d’oliva (io ho usato l’olio dolce fruttato Zucchi)

Sale

Pepe

Togliete la parte finale del gambo dei funghi e con un panno inumidito puliteli con delicatezza, eliminando tutti i residui di terra.

Con un coltello affilato o con l’aiuto di una mandolina, tagliate i funghi a lamelle sottili.

Tagliate la zucca a pezzi abbastanza grandi. Con un coltello affilato o con l’aiuto di una mandolina, ricavate delle fettine sottili.

In un piatto piano, adagiate la zucca, una fettina vicina all’altra. Aggiungete i funghi, come a formare un secondo strato. Condite con l’olio, un pizzico di sale e un pizzico di pepe. Chi vuole, può unire anche l’aglio, tritato o a pezzettini. Decorate con il pepe rosa.

Lasciate marinare a temperatura ambiente per 1-2 ore, oppure anche per una notte, mettendo il carpaccio in frigorifero.

Al momento di servire, aggiungete il timo fresco (o l’erba aromatica che preferite) e i pinoli (o la frutta secca che preferite).

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49 Comments

  • Alice

    16 Ottobre 2016 at 22:05

    Come invidio il tuo riuscire a lasciare andare quelle foglie …io vorrei vorrei tanto ma non riesco proprio, eppure ne avrei bisogno di una bella scrollata, per respirare meglio … per vivere con più leggerezza. Complimenti per le foto bellissime come sempre e per il piatto fantastico nella sua semplicità !
    baci
    Alice

    1. Francesca P.

      16 Ottobre 2016 at 23:44

      Il “lavoro” principale è capire quello di cui abbiamo veramente bisogno e reputiamo indispensabile per stare bene… tutto sta a trovare il coraggio di far oscillare i rami, è questo il momento più difficile, perchè dopo la sensazione positiva prevale e ci si sente leggere come fettine di carpaccio sottili sottili…
      Grazie Alice, la zucca cruda è stata una scoperta! 🙂

  • Anna

    17 Ottobre 2016 at 0:05

    Cara Francesca, arrivo stanca e assonnata ma arrivo…
    E ti trovo intenta a pettinare rami, come una bambina alla presa con capelli che sfuggono al controllo. Immagine buffa, eppur tanto significativa… Noi, alberi a volte esili, a volte forti e snelli verso il cielo. Noi, che viene il momento in cui capiamo se e quali rami tagliare… Quelli che appesantiscono il nostro tronco con fronde inutili, che tolgono aria e luce ai nostri respiri… Quelli che negano le ali ai nostri voli.
    Ne conosco tanti anche io di voli, esattamente come te. E non voglio smettere di volare…

    “Sono vivi, i miei rami”. Lo affermi fiera, lo ricordi a te stessa prima ancora che a noi. Forse li stai (ri)toccando con mano, ora, i tuoi rami; sono lucidi e brillanti… Preziosi, come quei chicchi rossi che rotolano e impreziosiscono l’umile legno.
    Sono vivi i tuoi rami, e le tue foglie sapienti sanno se restare o andare… Perché ciò che lasciamo andare non è perso, forse già non ci appartiene più.

    Buona settimana Francesca, spicca il volo verso nuove altezze!
    Anna

    1. Francesca P.

      17 Ottobre 2016 at 0:18

      Anna, eccoti! Ci credi che quasi mi stavo “preoccupando” perchè non ti leggevo? Lo so che non è un obbligo arrivare qui la domenica, ma te lo dico per farti capire quanto ti aspetto e quanto sei un ramo prezioso e necessario per me, qui! 😉
      Adoro ogni singola frase che hai scritto. Ma una in particolare la raccolgo e la poso su una foglia, come fosse un vassoio: “ciò che lasciamo andare non è perso, forse già non ci appartiene più”… ecco, sto facendo mio questo concetto sempre di più, perchè sono convinta che tutto quello che non resta con noi non debba far parte del nostro albero, oggi… magari un pezzo di volo insieme è stato fatto, ma poi ognuno va alla conquista della sua porzione di cielo…
      Mi viene in mente la bellissima canzone “Ho messo via”: “Sto facendo un po’ di posto e che mi aspetta chi lo sa, che posto vuoto ce n’è stato, ce n’è e ce ne sarà”… beh, i rami sono aperti come braccia e la boccetta di pepe rosa, che dà profumo e passione a tutto, come vedi è bella colma! 😉

      1. Anna

        21 Ottobre 2016 at 22:22

        ..Non è mai troppo il tempo che passo nel tuo bistrot, cara Francesca. E men che meno un obbligo.
        Arrivo appena posso, poi ritorno… Perché sto bene, qui. Dove ci sei tu, che a braccia aperte ci accogli, e nasce uno scambio continuo…
        Tu sei come quei rami che si protendono verso il cielo, creando spazio a fogli e fiori e frutti…
        E ognuno trova il proprio posto, portando ciò che ha, ciò che è.
        Io ritorno, sul finire della settimana, e scorro con attenzione tutti i commenti, uno ad uno. E li gusto con calma, provo a far mie quelle parole che mi rotolano contro come raggi di sole, come foglie portate dal vento a disegnare voli danzanti.
        C’è tanto posto, qui, perché i tuoi rami sono vivi… E, credimi, si vede, e si sente. Tanto.
        A presto!
        Anna

        1. Francesca P.

          22 Ottobre 2016 at 23:58

          Anna, sono contenta che si senta. E che tu, proprio tu, lo percepisca. Tu che hai sempre saputo leggere “oltre”, in modo giusto, sulla base di un’empatia naturale che solo le anime rare e vicine hanno… e quindi, grazie, ancora una volta, doppiamente, per questo tornare e queste nuove parole che ingannano l’attesa fino a un nuovo scambio! 🙂

  • Monica

    17 Ottobre 2016 at 9:24

    Quanta bellezza in questo piatto, in queste foto, in quegli ingredienti meravigliosi. Un carpaccio di zucca, ma quanto sei geniale? Poi abbinato ai porcini sottili che adoro, freschi e candidi come la neve, eleganti con il loro ombrello bruno che li ripara dal freddo quando escono allo scoperto dalla terra.
    Fantastica, da provare assolutamente.
    Quanto vorrei sentire anche io nuovi rami crescere; al momento mi vedo come una piccola betulla che lentamente perde le foglie e si rattrapisce in attesa del freddo inverno, e non vedo l’ora che torni il sole per allungarmi e rubargli un raggio di luce come quella che vedo, e sento, qui <3

    1. Francesca P.

      17 Ottobre 2016 at 15:55

      Ho assaggiato il carpaccio di zucca mesi fa in un ristorante, non lo avevo mai visto e non avevo mai pensato di mangiare la zucca cruda! Mi è piaciuta talmente tanto, però, che mi sono ripromessa di divertirmi con la mandolina appena sarebbe tornata la stagione giusta… ed eccola, ora posso sbizzarrirmi! Prevedo molti piatti arancioni, con fettine sottili e abbinamenti curiosi… 🙂
      Ci sono stati momenti in cui il sole era sparito anche qui e la linfa nel tronco aveva smesso di scorrere… succede e succederà, perchè la vita non è mai una linea piatta e l’estate dura pochi attimi… ma l’importante è desiderarlo forte, quel sole, offrirgli il viso appena c’è, farsi scaldare, credere nella rinascita e sapere che siamo alberi sempreverdi molto più forti di come pensiamo… a volte l’ottimismo cade in letargo come le marmotte, ma poi torna la primavera… 🙂

  • Rebecka

    17 Ottobre 2016 at 10:32

    Uno di quei alberi dove mi piace cercare rifugio. Ombra quando il sole mi ferisce gli occhi, bellezza quando le foglie si tingono di oro e di rame.
    Sei un bel albero, uno di quelli magici che ho descritto in una mia lunga favola, dove autunno e primavera convivono con i frutti dell’estate, uno di quelli che nelle notti di luna nuova sbocciano i fiori d’argento per risplendere al posto dell’Argentea signora.
    Sei un albero amico delle belle anime e non mostri affatto svogliata clemenza con chi non lo merita. Un albero sincero.
    Se potessi allungare la mia mano su quel piatto, per quanto irresistibile sia la zucca per me, ruberei tutti i funghi. 😀
    Un abbraccio

    1. Francesca P.

      17 Ottobre 2016 at 16:03

      Mi piace sentirmi un albero, con radici che diventano più forti nel tempo, anno dopo anno, con una chioma che si rinnova e un fogliame fitto ma arioso, in cui il sole può filtrare. Tu invece sei un albero di bosco, con tanti funghetti che crescono alla base, con tocchi di muschio verde illuminati dalla rugiada… siamo una bella coppia, insomma! 🙂 E sì, sono un albero sincero, anzi, sincerissimo… forse fin troppo, ma è la mia natura e sarò sempre allergica alla falsità! E se come pasta amo le mezze maniche, nella vita non voglio nè le mezze verità, nè i mezzi sentimenti! 😉
      Ti lascio tutti i porcini, sei tu la regina, io mi limito ad affettarli e porgerteli!

  • Daniela

    17 Ottobre 2016 at 10:52

    Quanto ammiro la tua forza e la tua tenacia Francesca, credo di non avertelo detto mai, mi piace il tuo modo di essere come sei ogni volta che ti leggo riesci a mandarmi tanta energia, grazie di questo, grazie davvero!! Vorrei avere un po della tua forza per scrollare via tutti quei rami secchi in cui ogni tanto inciampo… ci sto lavorando è, ma quanto è difficile…
    Amo l’atmosfera che hai ricreato, c’è una luce speciale nuova 🙂
    Vola Franci vola… a presto e buona settimana!!

    1. Francesca P.

      17 Ottobre 2016 at 16:09

      Dani, bello sentirti! Sai che ti penso e che sei una foglia a cui tengo… 🙂
      Non sono sempre forte, ho anch’io i miei momenti di debolezza e fragilità, ma ho imparato ad avere fiducia… non solo o non tanto nel futuro, quanto in me stessa. E questo aiuta tanto a tenere vivi i rami e le foglie di un bel giallo brillante! Hai usato la parola giusta: “lavorare”… ci vuole un po’, è un percorso che non si smette mai di fare ma hai la sensibilità dalla tua parte… lo so, a volte può sembrare quasi un ostacolo ma invece è un punto in più, oltre che un valore sempre più raro!
      Spero di volare fino a te, per rivederci presto! 🙂

  • saltandoinpadella

    17 Ottobre 2016 at 12:49

    Che bella visione hai dato della vita. Davvero molto poetica ed anche molto vera! fa riflettere. E quanto è bello quando si appoggia un uccellino su un ramo? o magari due, vedere un amore nascere ed essere coccolato dalle proprie fronde 😀

    1. Francesca P.

      17 Ottobre 2016 at 16:15

      Ecco, Elena, spero tanto di vedere nascere un amore tra i rami, protetto dalle foglie, in compagnia di insetti, farfalle e scoiattoli… e perchè no, anche di qualche fatina o gnometto portafortuna! 😀

  • m4ry

    17 Ottobre 2016 at 16:49

    Direi che sono tanti i temi comuni ( e le parole) nei nostri ultimi due post…sarà che abbiamo stati d’animo che viaggiano vicini. O sarà l’affinità che ci accomuna in tante tantissime sfere, soprattutto quella emotiva e comportamentale. Certo che ti leggo e mi ritrovo a pensare ogni volta che le tue parole potrebbero essere le mie…anche e soprattuto quello che ci leggo attraverso, quello che pensi ma non scrivi…ma io colgo 🙂
    Questa ricetta è accogliente…non so spiegarti, ma ha il sapore di un abbraccio 🙂

    1. Francesca P.

      17 Ottobre 2016 at 23:36

      Direi che siamo connesse più che mai e questo è bello, perchè il dialogo diventa sempre più confidenziale… e provo lo stesso quando leggo i tuoi post, so anche quello che c’è oltre le righe e lo trovo come un “segreto” di complicità! 🙂 Abitassimo vicine, per queste foto mi avresti prestato le foglie rosse bellissime che sono fuori dalla tua finestra, si sarebbero intonate bene con i grani di pepe rosa, ehehe!
      A noi piacciono gli abbracci, quindi porzione doppia di carpaccio per entrambe! 😉

  • Tatiana

    17 Ottobre 2016 at 17:10

    Pensavo ai tuoi rami, a come ogni albero li abbia differenti dai suoi simili e da come io sia affascinata dagli ulivi, con la loro possanza, i loro nodi inestricabili, il loro essere tozzi eppure così flessuosi, i loro fusti bassi eppure costantemente protesi verso il blu del mare, le foglie così argentee che sotto il sole cambiano colore, che sono verdissime se le accarezzi tra le mani ma che diventano quasi grigie quando si stagliano verso la distesa d’acqua… e a come si armonizzino con i rami degli aranceti e delle limonaie, di come facciano coppia perfetta anche nei colori delle foglie, dei frutti, nel profumo che emanano. Mi affascina l’ulivo, mi regala una sensazione di stabilità antica ma non per questo rigida, è poesia e natura, è Mediterraneo fino al midollo, è simbolo del vento che li piega e non li spezza mai, forse è un po’ di me l’ulivo…
    Ti abbraccio dolce Franci!

    1. Francesca P.

      17 Ottobre 2016 at 23:59

      Ti vedo bene come ulivo, sai? E’ un albero generoso, perchè vi crescono le olive che danno l’olio, un nettare speciale… e poi è vero, la vicinanza col mare è preziosa e in Puglia ci staresti bene! 🙂 Io non so dirti cosa sarei, forse un pesco, con rami sottili e fiori rosa pronti a sbocciare, quando arriva il tepore…
      Come al solito, hai preso per mano le mie parole e poi hai creato la tua strada, regalando(mi) immagini belle e facendomi tornare voglia d’estate e di agrumi! Ma no, adesso è il tempo dell’autunno e voglio viverlo serenamente, godendo il più possibile della sua luce… e troppe zucche ancora devo tagliare e affettare, questo era solo l’antipasto! 😉

  • Simo

    17 Ottobre 2016 at 21:11

    adoro il tuo modo di descriverti, di parlarci e….come te vorrei riuscire a scrollarmi di dosso certe foglie secche e morte..
    Quel carpaccio è semplicemente strepitoso, certo che dovrei avere un bel porcino come il tuo, mannaggia!
    Un bacione stella e buona settimana

    1. Francesca P.

      18 Ottobre 2016 at 0:12

      Simo, grazie… mi fa bene trovare calma e tempo per riflettere e scrivere liberamente, quando arriva il momento di riordinare le idee per il nuovo post della settimana i pensieri fluiscono come linfa tra i rami, per restare in tema con l’argomento di oggi! 🙂
      Puoi usare il tipo di funghi che vuoi, anche se i porcini hanno, a mio gusto, un sapore e una morbidezza speciale… come vedi, il mio cestino è pieno e con te lo condivido volentieri, quindi scegli pure il più “ciccioso”… 🙂

  • Laura e Sara Pancetta Bistrot

    17 Ottobre 2016 at 22:57

    Proprio ieri pensavo alle radici, all’importanza di quel sentimento di appartenenza ad un terreno, ad un pezzo di Terra, a luoghi a noi cari e conosciuti in cui saperci muovere con disinvoltura ad occhi chiusi.
    Degli alberi amo questo, la loro capacità di cambiare e rinnovarsi di stagione in stagione, pur rimanendo con le radici ben piantate a terra, conscie delle proprie origini. Attaccate a quella terra da cui prendono nutrimento, senza stancarsi mai, come succede con i luoghi del cuore. Un po’ li invidio gli alberi in questo, a volte mi prende una sensazione di spaesamento, di non sapere bene dove affondano le mie radici e vado in crisi.
    Tu invece sei partita dall’alto, dalle punte degli alberi, e questa nuova prospettiva complementare alla mia mi piace parecchio, l’idea di poterci allungare e ramificare, di prendere infinite strade per raggiungere i nostri sogni, trovo quest’immagine bellissima.
    Come spesso succede qui, le ricette rischiano di passare in secondo piano, ed è un vero peccato perché questo carpaccio di zucca e porcini è un’ode all’autunno, elegantissima e deliziosa!!
    L.

    1. Francesca P.

      18 Ottobre 2016 at 0:37

      Qualche sera fa ho rivisto su Sky “La grande bellezza” e ho ritrovato la frase della suora “Le radici sono importanti”… ovviamente in senso metaforico, proprio come stai dicendo tu, Laura! Le radici sono tutto quello che di saldo ci fa restare coi piedi per terra, senza farci dimenticare chi siamo e da dove veniamo… anche quando ci perdiamo, loro sono lì, come corde spesse che ci richiamano e come vene forti che battono… i rami sono invece le nostre mani, che curiose si muovono e vogliono giocare, stringere, toccare, afferrare… e anche cucinare e fotografare! Mani sempre attive, instancabili, che impastano giorni, settimane, mesi e anni e a volte sono in attesa, come noi, di persone belle dentro da abbracciare e di cose belle da vivere… le foglie cadute si lasciano andare, quelle che resistono a stagioni, vento e freddo sono quelle più forti e che sono veramente attaccate, con l’anima… e quindi è giusto restino con noi…
      Mi piace parlare di certe cose mentre si gusta il carpaccio, il senso di unire discorsi e ricette è questo… lancio argomenti per tutta la durata della cena! 😉

  • Virginia

    17 Ottobre 2016 at 23:11

    Sono rimasta affascinata dalle suggestioni che ci hai regalato in questo post: ho avuto l’impressione di vedere i tuoi rami, sentire il profumo di bosco nell’aria e lo scrosciare delle foglie che si muovono. Trovo che l’autunno sia una stagione molto viva e piena di energia soprattutto per la metamorfosi degli alberi: se qualcuno vede un venir meno della vita nella caduta delle foglie, io lo interpreto come un ricominciare da sè stessi per ritrovare una nuova forza dalle radici 🙂
    Mi piace come hai impreziosito ciascuna fetta di fungo con il pepe rosa e mi piace l’uso della zucca a crudo: non l’ho mai sperimentata in questa veste e mi immagino già la croccantezza!
    Ora mi cerco un posticino riparato tra i tuoi rami e costruisco un nido per la notte 😉

    1. Francesca P.

      18 Ottobre 2016 at 0:44

      Sono felice, Virginia, di averti fatto immaginare tutto quello che hai letto, perchè la mia scrittura è fotografica e procede proprio in questo modo: trovo le parole e in mente mi appare “la visione” di quello che sto dicendo, che spesso mi fa anche da ispirazione… ho iniziato a “vedere” una spazzola che pettina i rami e da lì ho continuato a creare… 🙂
      Mi piace molto il tuo punto di vista sulle foglie: quello che cade significa che non meritava di farci compagnia, quindi un ramo spoglio non è nudo o solo, ha semplicemente nuovo spazio in più da riempire e per accogliere! Ecco, se la pensiamo così l’autunno diventa meno malinconico… io per anni l’ho temuto e amato poco, adesso invece è diventato amico… 🙂
      Sono sicura che la zucca cruda ti conquisterà, provala e mi saprai dire… io credo di vederla presto sul tuo blog, vediamo se il mio istinto felino ci prende! 😉

  • Mimma e Marta

    18 Ottobre 2016 at 7:43

    Eppure io non mi sento un albero, non ho radici che mi legano al suolo, non sono mai stata tanto forte. Forse mi sento più una pianta in vaso pronta a cambiare stanza, casa, terrazzo, luogo. Mi piacciono i cambiamenti ma allo stesso tempo cerco stabilità.
    Le mie radici, quelle vecchiotte, vanno tagliate, di tanto in tanto, per essere rinvasate con nuova terra e spazi più grandi per crescere ancora e ancora…fino a sembrare quasi un albero 🙂

    1. Francesca P.

      19 Ottobre 2016 at 19:31

      Marta, è giustissimo che tu ti senta così… esattamente così! Hai tutto il tempo per mettere radici e scegliere il vaso o l’orto migliore per fermarti, adesso i cambiamenti sono l’acqua che ti bagna e che ti fa crescere e rafforzare! E sei anche un fiore bellissimo pieno di petali da aprire sul mondo, per sbocciare pian piano… per essere albero non c’è nessuna fretta! 😉

  • Anna

    18 Ottobre 2016 at 20:47

    Ecco, lo sapevo che prima o poi saresti riuscita a rendermi appetibile la zucca! quanto autunno meraviglioso nelle tue parole e nelle tue foto; c’è tutto il calore di quel sole d’autunno di cui parli, luminoso e ancora caldo, fino alle prime ore del tardo pomeriggio..

    1. Francesca P.

      19 Ottobre 2016 at 19:34

      La zucca ogni anno conquista sempre più punti, in passato non la mangiavo tanto volentieri ma adesso è diventata mia intima amica! E voglio sapere sempre più suoi segreti, ora ho scoperto che anche da cruda merita e così il suo sapore è più delicato, quindi puoi provare… attendo riscontri, l’autunno è ancora lungo, potete avvicinarvi con calma! 🙂

  • zia consu

    18 Ottobre 2016 at 21:04

    I tuoi rami vibrano di vita ed è per questo che non sentono il peso delle stagione che passano ma le sanno accogliere proprio come dovrei imparare a fare io…
    Il carpaccio di zucca è x me una vera novità che non esiterò a provare 🙂
    Buona settimana <3

    1. Francesca P.

      19 Ottobre 2016 at 19:38

      A volte il peso si fa sentire, purtroppo a questo non sfugge nessuno, neanche una gatta forte che non rinuncia alla speranza… 🙂 Ma di sicuro tutto sta nel modo in cui si affronta il passare del tempo e io voglio prendere i lati buoni del “diventare grande”, compresa quella determinazione in più a tenere con me solo le foglie più belle…
      Secondo me il carpaccio ti piacerà e si intona anche bene ai tuoi set dai colori caldi! 😉

  • Alice

    19 Ottobre 2016 at 4:46

    Ma che belli i tuoi funghetti con tutte quelle foglie! Il carpaccio non l’ho mai provato sai? Mi incuriosisce molto. E mi piace moltissimo anche la frase iniziale, fa molto riflettere!
    Un abbraccio e godiamoci questo ultimo sole di ottobre! 🙂

    1. Francesca P.

      19 Ottobre 2016 at 19:41

      Quella frase ha subito colpito anche a me… sarà che alcune parole sanno arrivare al momento giusto e toccare in modo particolare, ma se ci pensi è davvero così… c’è tanto nelle nostre mani/rami, per molti aspetti la vita la decidiamo noi! Lo sto capendo sempre di più quanto contano scelte e azioni concrete, fatte con un ruolo attivo e non passivo!
      Spero proverai il carpaccio, per me è già un “mai più senza”, ehehe! 🙂

  • ConUnPocoDiZucchero Elena

    19 Ottobre 2016 at 5:44

    ieri pomeriggio, portando ludovica a passeggio nel parco, le ho spiegato (o meglio ho cercato di spiegarle) che le foglie cambiano colore, che alcune cadono dagli alberi, che devono lasciarle andare per potersi rinnovare…
    Quando sarà un pochino più grande, diciamo tra un paio d’anni, quando sarà lei a chiedermi perchè le foglie sono tutte a terra in autunno, le farò leggere questo tuo post. Le dirò che qui, abita una gatta speciale, che racconta il mondo come fosse una meravigliosa, splendida favola.
    Ti abbraccio forte Francesca del mio cuore!

    1. Francesca P.

      19 Ottobre 2016 at 19:45

      Ele, mi hai fatto emozionare… ma non mi stupisco, ci sei sempre riuscita. Mi mancava leggerti, ricordo con affetto tutti i commenti che mi hai lasciato negli anni, che mi hanno dato dolcezza e carica… e questo è successo ancora, oggi, vedendoti apparire un po’ a sorpresa! L’essere mamma ti ha reso ancora più speciale, perchè quello è il ramo più importante che nasce per una donna, il più solido!
      Per raccontare le favole bisogna crederci, nonostante tutto… e io sì, ci credo, sono convinta delle occasioni che possono arrivare e di tutte le foglie nuove che possono riempire i nostri rami! Sappi che un po’ d’ombra per te e la tua Ludo ci sarà sempre, qui… 🙂

  • Chiara

    19 Ottobre 2016 at 7:14

    mi sono scrollata spesso tanti rami secchi e non lo rimpiango, amo potare e non rimpiango mai le zavorre che lascio alle spalle….Adesso in questa nuova stagione mi sono avvicinata alla zucca per la prima volta senza repulsione, non mi fa impazzire ma mi piace specialmente accostata a sapori che amo come i funghi, segno questa tua…..ho pubblicato anche io una ricetta con la zucca, è il suo debutto nel mio blog…Buona giornata , un bacio

    1. Francesca P.

      19 Ottobre 2016 at 19:53

      Crescendo, fare operazioni di “potatura” diventa non solo più naturale, ma forse anche più facile… perchè si sono acquisite nuove consapevolezze e certezze, abbiamo un’identità più definita e sappiamo ancora meglio tutto quello che vogliamo… e che non vogliamo! Il bello della vita è che può stupirci sempre, in ogni momento… e tu lo stai provando anche con la zucca, un ortaggio che può dare tanto gusto in più alla tua tavola, ne sono certa! Tutto sta a “prendere il via”, a sperimentare e a capire man mano come preferisci mangiarla… il carpaccio ha degli assi nella manica, dagli una possibilità! 😉

  • Melania

    19 Ottobre 2016 at 13:08

    C’è dolcezza dietro le tue parole.
    Dolcezza nell’accogliere un autunno che ama farsi attendere.
    C’è dolcezza nei rami che raccogli, che lisci e osservi.
    La dolcezza di chi sa aspettare qualcosa di bello che la vita è pronta ad offrire.
    Ma c’è anche la consapevolezza di voler andar oltre. Senza più regredire. Di spingersi fin dove le paure non posso più arrivare.
    Io al contrario tuo, forse amo poco le radici. Ho bisogno piuttosto del continuo cambiamento.
    Discorso chiaramente da non estendere a tutto. Ma è fondamentale per me, affinché io possa scoprire aspetti diversi e nuovi.
    Un abbraccio :))

    1. Francesca P.

      19 Ottobre 2016 at 20:01

      Hai saputo leggere bene, Melania. Hai visto giusto: in questa fase d’autunno c’è tutto questo. Dolcezza e speranza, che non deve mai mancare, ma anche consapevolezza di come rendere più leggero il viaggio dentro le (mie) stagioni, dando una necessaria “scrollatina” ai rami ogni tot, perchè hanno bisogno di più aria. E le foglie, come me, vogliono solo la compagnia migliore.
      Le radici mi piacciono come idea(le), perchè le associo al costruire e al trovare il proprio posto nel mondo. Ma guai se non scorresse continua linfa di cambiamento nell’albero, è quello che ci rende vitali e fa avere sempre le foglie lucide, ben spennellate d’olio come questo carpaccio…

  • Emanuela

    19 Ottobre 2016 at 16:39

    “Ho messo via i rimpiattini, dico: “NO, NON HO L’ETA'”, ma se si voltano un momento io ci rigioco perché a me … va” …
    “L’albero a cui tendevi la pargoletta mano, il verde melograno, dai bei vermigli fior … ” …
    immaginandoti bambina che cerchi di prendere un fico, ho visto me medesima (ehm 31 sono le lune!) che.. sabato pomeriggio si è tignosamente e tenacemente arrampicata su un melo, a mo’ di scimmia (perché il “cavallo” non so se si chiama così, comunque il punto da cui partono i rami più grandi era troppo alto), per prendere … “quelle mele lassù, mamma perché vedi cavolo come son grosse”; e… ci son riuscita caspiterinella!
    sai che, anche io riflettendo su di me in questi giorni e su come sto, ho pensato ad un albero … quando, ad inizio primavera, sente di nuovo la linfa che scorre lungo il tronco e poi su, su ..fino al più alto rametto, si sveglia pian piano ed è tutto eccitato e volenteroso a riprendere a germogliare, ma sa che è ancora troppo presto e deve pazientare, perché il rischio di gelate è ancora lì dietro l’angolo e potrebbe compromettere i teneri germogli …. Non può ancora esporsi del tutto, la primavera non è ancora arrivata, deve stare ancora un pochino in sicurezza, piano piano…
    Ecco … la mia linfa inizia lentamente a (ri)scorrere, a (ri)portare in me la vita … ma, devo ancora andarci piano, con calma e allora chiudo gli occhi e riposo un poco perché sento di essere stanca, MI ASCOLTO, RESPIRO ARIA pulita, fresca dell’alba la mattina, CAMMINO PIANO perché correre?, GUARDO IL SOLE che scalda ancora… cerco piano piano di (ri)vivere .
    ps: sai che invece io la zucca l’ho mangiata prima cruda che cotta? si perché a me in realtà all’inizio non piaceva, forse non sapevo cucinarla bene.. così una volta ho dato un morso ad una fetta e..caspita! ho detto :”sai che è quasi meglio cruda che cotta?!” però mi resta un poco indigesta come il cetriolo, d’altro canto è sua sorella… ma forse con la marinatura riuscirei a digerirla … 😉 …
    grazie gattina .. grazie davvero …
    Manu

    1. Francesca P.

      19 Ottobre 2016 at 20:09

      Manu, sono io che ringrazio te per questo flusso di parole, sappi che sono arrivate tutte, come foglie in volo! I verbi che hai scritto in maiuscolo sono i più importanti, perchè è proprio facendo così che si supera anche l’autunno più piovoso o l’inverno più freddo, in attesa di quella primavera che può sorprenderci da un momento all’altro… perchè lei è ribelle, non segue regole e stagioni, può bussare anche a ottobre o a gennaio, senza preavviso… non si annuncia, ma si fa sentire… e che bel sentire! I tuoi rami sono vivi come i miei, in fermento… si stanno tendendo, hanno già visto qualcosa da toccare… con le mele sei riuscita, hai vinto tu! E questo è un incoraggiamento, questo è un segno, questo è un invito a salire ancora sulla scala o sulle punte dei piedi per provarci… e crederci, soprattutto crederci! Io invece non credevo mi potesse piacere così la zucca cruda, mi chiedevo “sarà dura o troppo croccante?” ma no, fa lo “scronc” giusto, come alcune foglie quando le calpesto e il rumore ricorda anche quello delle chips! Ecco, a questo punto perchè non provare a fare anche delle chips di zucca? Chi si lancia prima, io o te? 🙂

  • ipasticciditerry

    19 Ottobre 2016 at 16:47

    Io potrei essere una quercia o anche un ulivo, forse è più snello e mi si addice di più. I miei rami però sono tanti e le mie radici sono ben piantate per terra. Niente riesce a scalfirmi; ci ha provato una brutta malattia, fatta di tante battaglie e quando alla fine sembrava aver vinto lei, quando i miei rami si erano spogliati di quasi tutte le foglie, ecco che tanti germogli sono nati a darmi linfa e vigore. E l’ultima battaglia l’ho vinta io … spero per sempre. Le mie radici sono lunghe e folte, la mia famiglia occupa tutto il mio terreno e mi tiene saldamente ancorata al suolo. Le mie foglie oggi sono verdi e rigogliose e ogni tanto ne lascio andare qualcuna, anche io … ho imparato … perchè a volte ci sono foglie che vorrebbero rimanere attaccate, buttandone giù delle altre, per la sola voglia di fare del male. E allora oggi, con il cambiare del colore delle mie foglie, ho imparato … lascio andare quelle marce, prima che infettino tutto, fin ad arrivare al profondo del mio cuore e ferirmi a morte. Questo piatto è di una semplicità disarmante ma è anche goloso e con dei colori che adoro. Hai fatto delle foto che sembrano dei quadri … bravissima Fra. Dai una carezza a chi sai tu e un grosso bacio a te

    1. Francesca P.

      19 Ottobre 2016 at 20:18

      Terry, ehi… accolgo la tua confidenza così privata e la metto al caldo tra le foglie, dentro un cestino a cui faccio fare la guardia a Tarallino… grazie per aprirti ogni settimana di più, mi piace come il dialogo cresce ed evolve, sei una foglia attaccata più che mai al ramo di questo blog! 🙂
      Sono giunta alle tue stesse considerazioni sulle foglie marce, che sono un po’ come le erbacce che pungono… a volte non è sempre facile individuarle, si nascondono bene, ma per fortuna il tempo è consigliere e fa cadere maschere e pezzi di legno inutili! E’ un lavoro graduale, fa parte della crescita… e crescere, in tal senso, non mi spaventa e anzi mi piace, perchè mi fa sentire più sicura (di me) e più pronta ad considerare solo chi sa apprezzarmi davvero… e sa dimostrarmelo.
      Sono felice che ti piacciano le foto, il prossimo post sarà più dark ma questa luce ho intenzione di catturarla più che si può e finchè ce n’è!
      Ti abbraccio! :*

  • Ileana

    20 Ottobre 2016 at 19:58

    Io continuo ad allungare i rami, a fare spazio lasciando cadere le foglie più fragili, cercando di crescere insieme a quelle che restano, quelle con cui si crea un legame forte, tanto da somigliare a delle radici…
    Ne sto staccando diversi di rami, piano piano riuscirò ad allungarmi sempre più in alto, per liberarmi di tutto quello che ormai non mi appartiene più, perché ora più che mai ho bisogno di sentirmi più leggera, di desiderare, di stringere la vita tra le mani.

    Questo post mi ha regalato tante emozioni ( più del solito…) e ti ringrazio per questo, grazie perché passare qui vuol dire anche fermarsi un po’ di più, aprirsi, riflettere…e sorridere 🙂

    1. Francesca P.

      21 Ottobre 2016 at 23:56

      Stai facendo allungare bene i rami, Ile… li vedo sempre più forti, adesso ci crescono anche i corbezzoli, c’è spazio pure per le cose nuove, insolite, curiose… 😉
      Tra le mie e le tue parole c’è uno scambio intenso, è come se io iniziassi un discorso e tu lo proseguissi, o viceversa… i temi che ci sono a cuore sono gli stessi, come è comune la ricerca di semplicità, di leggerezza, di serenità…
      In campagna vedi tanti alberi longevi e tenaci, fatti sussurrare qualche segreto e poi mi rendi partecipe… 😉

  • Francesca

    21 Ottobre 2016 at 11:51

    L’ho sentito, il profumo di funghi! E’ arrivato fin qui e si portava appresso quello della zucca. E i colori! Sono loro, sì, li ho riconosciuti. I colori dell’autunno, di questa stagione che amo!
    Che belle queste foto e questa ricetta! Posso sedermi su una di quelle fettine di fungo, guardarti preparare con mani esperte la prossima ricetta e intanto giocare con una di quelle palline rosa? (magari Ulisse e Tarallino si uniscono a me 😉 )
    I miei rami, ultimamente, hanno subito scossoni forti, così forti che li ho sentiti fin nelle radici. Ma sto provando a scuoterli, come dici tu, a lasciar cadere quelli spezzati e provare a fare spazio a quelli che verranno.
    Bello tornare qui! Non voglio più lasciar passare tanto tempo.
    Buon autunno, Franci, e buon fine settimana!

    1. Francesca P.

      22 Ottobre 2016 at 0:02

      Fraaaaaaaa, bentornata! Ma lo sai che ogni settimana speravo di vederti ri-apparire e mi dicevo “chissà se sarà la volta buona”?! Un ramo lungo deve avermi ascoltato ed è venuto a riprenderti, perchè mancavi… caspiterina, se mancavi!
      Conosco gli scossoni forti, che destabilizzano e agitano il terreno, facendo anche delle crepe profonde… ma poi so che passano, che il vento si calma e smette di fischiare, che le foglie tornano a girarsi verso il sole e nei rami si sente scorrere nuova linfa vitale, che arriva come reazione… io ho fiducia, è solo questione di pazienza, credimi… un autunno fa mi sentivo come te, ma adesso le mie radici sono diventate più robuste e la rinascita avviene proprio quando i rami spezzati non ci sono più… tempo al tempo, ma io ti faccio compagnia come posso nell’attesa, affettando tanta zucca… 🙂

  • Claudia

    21 Ottobre 2016 at 16:12

    Uno dei tuoi post più belli. Sarà che le analogie uomo-albero mi piacciono molto 🙂 Tanto quanto mi piacciono i porcini crudi, sull’arancio della zucca poi ci stanno una meraviglia. Sembrano le ultime magliette a mezze maniche prima che il freddo arrivi davvero, con la pelle ancora colorata dal sole estivo.
    Un po’ assente, anche dal mio blog ultimamente, ma finalmente riesco a passare per un saluto e per un abbraccio!

    1. Francesca P.

      22 Ottobre 2016 at 0:16

      Claudia, grazie… sono contenta – ma forse non stupita – che il post ti sia così piaciuto! Tu sei circondata da alberi belli e forti, in Toscana, io invece ho quelli di Villa Ada a un passo, quindi la passione è condivisa!
      Hai ragione, quei porcini hanno la forma di magliette… se l’ottobrata romana continua, credo che aspetterò un po’ prima di toglierle dall’armadio, ma non smetterò di usare la mandolina che mi sta regalando tante soddisfazioni! Mi è esplosa una sorta di mania, ieri ho fatto anche un carpaccio dolce, con pere, sciroppo d’acero e mandorle! 🙂
      Sai quanto apprezzo il fatto che venga sempre a scrivermi qui… appena si può, ci sentiamo anche in privato e mi aggiorni? Intanto, un abbraccio a te!

  • Silvia

    23 Ottobre 2016 at 15:20

    Mi piace questa tua idea di accostare noi stessi a degli alberi, con rami fatti di intrecci delle nostre storie, di chiome che liberamente possiamo raccogliere, lasciare al vento, tenerle più corte o allungare, fatte di foglie da selezionare! Ci saranno foglie lezione, emozione, scoperta e così via che resteranno appese ai rami che nel frattempo si saranno irrobustiti e poi ci saranno quelle che noi sappiamo, che lasceremo cadere perché possano lasciare spazio ad un rinnovamento. Bellissima la tua metafora di oggi! E meravigliose le foto sempre piene di luce!

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