Se l’anno è una tazza di tè, il mese di dicembre è quello dei sorsi più lenti. Molti lo vivono freneticamente, tendono ad accelerare tutto e corrono verso il Natale senza godersi lui, proprio lui: il sorso finale che lascia l’aroma in bocca. Che lo ferma, che lo trattiene per un po’.
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Certezza e carezza fanno rima. Non per caso. La prima ha un tronco robusto che regge tutto l’albero, la seconda ha una piuma sulla schiena che solletica. Eppure si toccano, si incrociano. Si trovano.
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Baciami la linea del collo, la curva della spalla, le ossa sporgenti che sanno. Baciami prima dove arriva il sole, poi nei punti più in ombra, dove sono disegnati i rami. Bacia l’angolo dove sono rimasti intatti i sogni.
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“Ma l’irrequieto vento del Nord non era ancora soddisfatto. Parlava a Vianne di città ancora da visitare, amici bisognosi da scoprire, battaglie da combattere… da qualcun altro, la prossima volta”. (dal film Chocolat di Lasse Hallström) Si è fatto più sottile della carta velina e più leggero di una piuma, silenzioso e impalpabile, come un…
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“Ada sa che ci sono cose che, quando iniziano, fanno rumore. E quando sente quel rumore, si ferma e ascolta. Ascolta il rumore delle cose che iniziano. (…) … e, per distinguere le cose che finiscono da quelle che iniziano, aveva imparato a stare attenta. Aveva capito che le cose, quando finiscono, lo fanno in silenzio. Mentre…
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4 come gli occhi di due persone che guardano nella stessa direzione, 4 come il giorno in cui sono nata, 4 come le zampette feline, 4 come le spezie della miscela tanto usata in cucina, 4 come le stagioni, ognuna speciale a modo suo, 4 come le lettere che compongono la parola “casa”.
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Quando cammino li osservo bene, perchè so che hanno qualcosa da dirmi o mostarmi: parlo dei muri della mia città, quelli solidi che reggono le case, con tutto il peso di storie e di voci, così come quelli delle strade, che vedono scorrere vite senza sosta, rilassandosi solo un po’ di notte.
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Sapeva di nettare e sale. Nettare, sale e mele. Polline, stelle e cardini. Sapeva di racconto di fate. Ragazze-cigno a mezzanotte. Panna sulla punta della lingua di una volpe. Sapeva di speranza. (da “La chimera di Praga” di Laini Taylor)
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Ci sono parole che ci aspettano. Sono lì, appena dietro la porta, pronte a fare un passo per sfiorarci e farsi notare. Sanno uscir fuori al momento giusto. Sanno essere “illuminanti”. Fanno in modo che possiamo inciamparci, distrattamente. Pensiamo sia per caso, ma no, quasi nulla è per caso…