DI CASSETTO IN CASSETTO

23 Ottobre 2016Francesca P.

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Delle persone, mi interessano i cassetti. Quelli che hanno un pomello, che scorrono facilmente e vedi subito l’interno, come a dire io contengo questo, eccomi. Ma anche quelli a pressione, che si aprono solo se sai trovare il punto preciso da toccare e non sempre è immediato. Ma quando ci riesci, dopo lo scatto, sembrano quasi ringraziarti per aver capito il modo (giusto). 

Di quelli profondi mi fido, perchè sono spaziosi, sanno abbracciare bene e sussurrano ancora, piuttosto che basta. I cassetti con doppio fondo, invece, mi incutono un po’ di timore, perchè non so mai cosa nascondono nella parte meno visibile e allora sbircio piano, con cautela…

Quelli chiusi a chiave mi affascinano: proteggono le cose preziose, il cui accesso non è per tutti. Sono i cassetti più silenziosi, ma solo in apparenza. Una volta aperti, sono custodi delle storie più sorprendenti, che avevano una gran voglia di prendere aria.

Quelli della memoria sono degli amici, per me: li conosco benissimo, hanno pareti spesse e angoli tondi. I ricordi sono piegati come maglioni e decido io quale tirare fuori e indossare, in base al tempo che fa. Sono i cassetti che più si riempiono e più sono importanti. E la dimensione non conta, perchè posto per nuovi ricordi ci sarà sempre.

Da un cassetto di legno, antico, foderato con carta profumata a fiori, viene il libro che vedete in queste foto: il ricettario dell’Artusi che era della mia bis nonna, che poi è diventato di mia nonna, che poi ancora è diventato di mia madre e adesso è diventato mio. Di cassetto in cassetto, ha attraversato generazioni di case, di cucine, di pentole e di mani. Ha perso la colla che lo teneva unito e il colore, ma non il suo valore. Anzi, oggi, così invecchiato, con le sue rughe e la voce tremolante, è persino più bello.

In futuro avrò occasione di mostrarvelo meglio e di scegliere qualche ricetta da provare. Intanto, non ho resistito a non fotografarlo e presentarvelo, ancora caldo di cassetto. Come calda è la tazza che ha voluto conoscerlo in anteprima e come caldo è il cuore viola che vi batte.

Sento che il cuore va più veloce

solo così sto tanto bene

completamente – Thegiornalisti

 

VELLUTATA DI PARMIGIANO E PECORINO CON CUORE DI CAVOLO VIOLA

Ingredienti per 2 persone:

30 g di farina

30 g di burro

250 ml di latte

250 ml di brodo vegetale

30 g di parmigiano Reggiano grattugiato

30 g di pecorino grattugiato

Cavolo viola (a piacere)

Granella di nocciole (facoltativo; a piacere)

Rosmarino (facoltativo; a piacere)

Olio extra vergine di oliva

Sale

Pepe

Lavate e mondate il cavolo viola, tagliandolo a listarelle. In una padella con un filo d’olio, cuocetelo per qualche minuto, giusto il tempo di ammorbidirlo.

Sciogliete il burro in una casseruola, poi tostatevi la farina per qualche secondo, mescolando con un cucchiaio di legno. Unite il latte, poco alla volta, continuando a mescolare, fino a ottenere un composto molto liscio e privo di grumi (potete anche usare una frustra, per questa operazione). Aggiungete il brodo, il parmigiano e il pecorino e mescolate ancora, in modo da raggiungere la consistenza di una vellutate. Assaggiate e regolate di sale.

Mettete la vellutata nel piatto, sistemate al centro il cavolo viola e decorate, se vi piace, con rosmarino tritato finemente e granella di nocciole. Chi vuole, può aggiungere una spolverata di pepe nero. Servite con crostini di pane dorati.

* L’idea della vellutata di parmigiano viene da “Sale&Pepe” di ottobre

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Il blog fa ponte la prossima settimana, ci vediamo domenica 6 novembre!

53 Comments

  • elisa

    23 Ottobre 2016 at 19:22

    ciao!è da un po’ che seguo il tuo blog, ma non avrei mai pensato di commentare proprio sotto una ricetta che non mi piace!(odio il formaggio..ahimè!)volevo farti i complimenti per come scrivi e per le tue ricette!ogni tua parola mi colpisce sempre!scrivo proprio qui sotto, perché hai citato i miei adorati thegiornalisti!è da ieri che ascolto il nuovo album a ripetizione, e poi arrivi tu, e come sempre indovini il mio stato d’animo..mi sembra un po’ di conoscerti!grazie:)buona serata e.

    1. Francesca P.

      23 Ottobre 2016 at 23:44

      Elisa, non posso ringraziare il parmigiano che non incontra i tuoi gusti, ma i Thegiornalisti sì, per avermi fatto sentire la tua voce! Sono contenta che mi abbia scritto, sapere che abbia la sensazione di conoscermi è bellissimo, significa che tutto quello che servo qui, tra queste pagine, arriva nell’esatto modo in cui lo faccio: con quel cuore viola! 🙂
      Spero di leggerti ancora e se hai qualche consiglio su altre canzoni del nuovo album dimmi pure, non l’ho preso, ma non riesco a smettere di sentire questo primo singolo, ha creato in me dipendenza! 🙂

      1. elisa

        25 Ottobre 2016 at 14:33

        proprio così, arriva con quel cuore viola!allora ringraziamo i thegiornalisti insieme!i testi del nuovo album sono semplici e molto diretti e, come sempre, mi lasciano quella “felice malinconia” addosso..ti saluto consigliandoti di ascoltare “sbagliare a vivere”

        1. Francesca P.

          26 Ottobre 2016 at 0:24

          Adoro la felice malinconia… mi ci nutro da sempre, è una grande parte di me! 😉
          Sentirò sicuramente questo titolo, grazie del suggerimento!

  • Anna

    23 Ottobre 2016 at 20:18

    Dolce Francesca, comincio col dirti che quel libro, passato di cassetto in cassetto, è bellissimo!!! Sapientemente custodito, trattiene tra le pagine profumo di vita… E, sono certa, tu saprai arricchirlo con frammenti di te. Immagino con quale cura lo accarezzi e lo sfogli…
    La stessa cura richiesta per (vedere e) aprire i cassetti delle persone. Ci vuole circospezione, rispetto, pazienza… Poi ecco, senti scorrere tra le dita quello della biancheria buona e profumata. E lì, sotto a lenzuola ricamate, celati
    a sguardi curiosi, posi lo sguardo su tesori nascosti… Perché a volte va così, che le persone si nascondono alla vista dei più… Per proteggersi, per paura di soffrire, per farsi scoprire solo da chi sa cercare.

    Ogni volta, ogni domenica, già lo sai, io mi accomodo nei tuoi cassetti… E sono ordinati, profumati, sono scrigni colmi di luce e calore, sono le ali dei miei voli… Sono cassetti profondi, dove poso i miei pensieri. Sono cassetti capienti, dove le tue mani creano spazio alle nostre emozioni.
    Sono cassetti accoglienti, e mi fanno stare bene…

    Buona settimana carissima Francesca.
    Anna

    1. Francesca P.

      23 Ottobre 2016 at 23:52

      Ho messo questo libro nel quarto cassetto di un mobiletto alto e stretto che ho in camera, ha un ripiano tutto suo, riposa comodo e largo… ha pagine fragili, alcune staccate o appese con un filo di colla, eppure emanano tanta forza e l’inchiostro non è sbiadito… forse per questo lo sento vicino, perchè un po’ mi somiglia… è un libro “combattente”, che ha resistito al tempo e ce l’ha fatta! (non ho detto “combattente” invano, devi assolutamente ascoltare la canzone nuova della Mannoia, che ha quel titolo… ti ho pensata al primo ascolto)
      Tutti noi abbiamo vari cassetti, non soltanto di un tipo… li apriamo a seconda delle situazioni e delle persone che incontriamo, con te non c’è stato bisogno di nessuna chiave o forzatura… ed è bello quando i cassetti si lasciano andare, senza fare attrito, perchè si sentono sicuri…
      Grazie come sempre (e sempre di più). Sai che nei miei cassetti troverai tutte le parole che vuoi e se dovesse soffiare forte il vento, rannicchiati e li chiudiamo un po’…

      1. Anna

        27 Ottobre 2016 at 21:43

        Lo sapevi, vero, che quella canzone mi sarebbe entrata in testa e nel cuore?!?
        I brividi, al primo ascolto… Perché potrei (…ehm, vorrei!) aver scritto io OGNI-SINGOLA- PAROLA… Di quelle che tieni chiuse, appunto, nel cassetto dell’anima e poi, improvvisamente, si mettono a volare…
        E tu, senza chiavi, senza forzature, hai aperto quel cassetto, che mi piace talvolta chiudere a doppia mandata…
        O forse sì, hai usato una chiave antica, preziosa, lucidata con cura… Che pochi possiedono.

        …C’è tutto il senso della vita.
        Grazie Francesca, grazie di cuore…
        Buon ponte, io sarò ancora qui, al tuo ritorno… Intanto canto, che mi passa (l’attesa)!!!
        Anna

        1. Francesca P.

          29 Ottobre 2016 at 15:25

          Anna, non solo lo sapevo… ne ero certa, certissima! Perchè ha fatto lo stesso effetto a me… sembrava uscita dalla mia pancia e dal mio cuore… e quando avviene, una canzone diventa molto, molto di più. Condividerla con te era un pensiero che già avevo e sono felice che possa diventare “la nostra hit dell’autunno”!
          Grazie a te, ancora e ancora. E a presto!

  • Alice

    23 Ottobre 2016 at 20:25

    Ed eccomi qui con il mio appuntamento fisso della domenica sera! Quando ho visto la prima foto sono rimasta estasiata, bella come un quadro, e poi la delizia di quella tazza e quel libro…adoro i libri antichi, un ricettario poi … Te lo ruberei! I cassetti … amo i cassetti dei mobili antichi quelli che si aprono con le chiavi di ottone …amo le persone che assomigliano a quei cassetti, originali, vere, calde, preziose non omologate … Amo la tazza che hai appoggiato delicatamente su quel libro prezioso che è uscito proprio da un antico cassetto, amo questa ricetta con i suoi profumi e i suoi colori. Passare da te è sempre un piacere per gli occhi e per il palato! Che strane cose accadono a volte, anche io questa sera ho parlato di ricettari antichi e moderni …. Buon ponte !
    baci
    Alice

    1. Francesca P.

      24 Ottobre 2016 at 0:00

      Anche io amo i libri antichi, sono cresciuta tra quelli francesi dei miei genitori, hanno una parete tutta loro in casa! Sono sempre stata attratta da tutto quello che viene dal passato e mantiene intatta la sua forza, i ricettari poi hanno un fascino particolare perchè mi immagino le dita unte o infarinate che li hanno sfogliati e tutti gli innumerevoli ingredienti che sono serviti per preparare i piatti! Un filo bellissimo che si tramanda e non si spezza… adesso non mi resta che scegliere bene che cosa rifare, anche se so già che eviterò le ricette a base di strutto, ahaha! 🙂
      Grazie mille per l’affetto, Alice!

  • silvia

    23 Ottobre 2016 at 20:47

    I cassetti sono posti un po’ particolari, a volte rifugi dei sogni tenuti custoditi, a volte luoghi segreti, ci puoi trovar dentro cose dimenticate dalla memoria, cose che credevamo essere perse, oppure contengono tutto ciò che sappiamo essere a portata di mano. Associati alle persone i cassetti mi lasciano un po’ sull’attenti, ammetto di essere da una parte incuriosita e dall’altra intimorita di conoscere cosa può rivelarsi! I cassetti della memoria si aprono e si chiudono quando meno ce lo aspettiamo e capita di non riuscire a controllarli…Quelli di legno, un po’ antichi, passati di generazione in generazione, possono contenere cose preziose come il libro di cui ci hai parlato tu! e quasi sempre ci parlano di storie che si tramandano nel tempo! E’ un bel dono quello che hai avuto tu ed è vissuto! Chissà quale ricetta particolare ti coglierà di sorpresa? 🙂 un abbraccio

    1. Francesca P.

      24 Ottobre 2016 at 0:09

      A me piace riempirli tanto, i cassetti… perchè li considero come scrigni, mi piace il senso di pienezza, uno spazio piccolo che contiene tesori grandi, tutti conservati lì, vicini vicini…
      Aprire i cassetti di una persona significa conoscerla dentro, voler sapere più di quello che si vede, stabilire un contatto, una connessione maggiore… trovo bella l’idea di conquistare la fiducia dell’altro, così come di lasciarmi andare io, per alzare il livello di confidenza e di complicità…
      Adesso vedremo il legame che avrò con questo ricettario, ripongo parecchie speranze, ehehe! 🙂

  • larobi

    23 Ottobre 2016 at 21:13

    Francesca ma questo libro è un tesoro prezioso!!! Mi ha emozionato anche solo vederlo nelle tue bellissime foto. Quante cose abbiamo nascoste nei cassetti senza saperlo! E quante volte, parti di noi, vengono tenute chiuse o dimenticate sotto a doppi fondi, come cassetti dimenticati…fanno sempre riflettere i tuoi post e di questo ti ringrazio. Quando passo da te, mi fermo dalla frenesia, rifletto, mi emoziono fra le tue parole, sento i profumi dei tuoi favolosi piatti che sono un piacere per gli occhi e per il palato…sei per me un’oasi felice, sempre. Grazie.

    1. Francesca P.

      24 Ottobre 2016 at 0:17

      Robi, hai visto che bella anche la copertina, con quella fodera floreale? L’aria vintage gli dona proprio, adoro le pagine ingiallite e tutte le font usate per il testo, c’è una tale eleganza! Alcune cose datate fanno troppo sorridere, non vedo l’ora di fotografare vari dettagli e di fare con voi questo tuffo familiare nel passato!
      Mi riempie di gioia sapere che rappresento una tua pausa quieta, come se ti mettessi a fare le coccole al tuo gattone e tutto intorno si fermasse un po’, perchè i momenti passati con i felini sono speciali… essere un’oasi felice è qualcosa di bellissimo, grazie per farmici sentire… :*

      1. larobi

        24 Ottobre 2016 at 15:23

        nella tua risposta hai usato un aggettivo, “quieto”, che amo tantissimo. Io vorrei una vita quieta perché in questa parola, per me, è racchiuso tutto quello che desidererei e poi mi piace come suono…e quindi aggiungiamo stellette a quelle che hai già (tantissime a dire il vero )

  • Sabri

    23 Ottobre 2016 at 22:10

    Ciao Francesca , per caso o forse no mi son ritrovata Sul tuo blog a leggerti . Leggera, trasparente mi hai colpita dritta al cuore . Il modo in cui riesci a cogliere le emozioni , trasformarle in parole ha del sublime; e Poi i colori , le storie , le tue . Sai di verità , di profumi semplici che non ti si tolgono più di dosso .

    1. Francesca P.

      24 Ottobre 2016 at 0:43

      Ciao Sabri, piacere di conoscerti! Io non credo al caso, secondo me alcune persone si devono trovare, prima o poi, è come scritto…
      Ogni frase che mi hai lasciato mi emoziona, sai? Hai saputo cogliere a fondo… hai saputo capirmi. E cosa c’è di più soddisfacente per una che apre i cassetti della sua cucina e del suo mondo (anche interiore) con un blog?! Grazie davvero per questo commento, spero sia soltanto il primo…

  • Virginia

    23 Ottobre 2016 at 23:06

    I cassetti sono una delle parti più intime delle case, i luoghi in cui si custodiscono i ricordi che non si vuole perdere. Mi ricordo che quando ero bambina a casa della nonna aprivo tutti i cassetti del mobile della cucina, alla ricerca delle vecchie foto e di oggetti all’apparenza misteriosi. Uno dei cassetti custodiva la sua agendina con le ricette scritte a mano, un libretto a cui sono molto affezionata: lo sfogliavo, lo leggevo e alcune volte copiavo le ricette per portarle a casa. Oggi custodisco io il suo ricettario e lo sfoglio tutte le volte che ho bisogno di ritornare con lei 🙂
    La tua delicatezza si percepisce anche dalle mani che abbracciano gentilmente quella tazza, quelle foto mi piacciono proprio tanto perchè lasciano intuire la bellezza della tua anima…
    Quando si parla di parmigiano e di vellutata mi viene subito l’acquilina in bocca! Mi accomodo vicino a te e porto qualche crostino in più, così possiamo chiacchierare di vecchi libri insieme 😉

    1. Francesca P.

      24 Ottobre 2016 at 0:51

      Forse sembrerò matta, ma io per conoscere una persona non userei le classiche domande di rito, ma aprirei il frigorifero e i cassetti… 🙂 Dico sul serio, il frigo parla tantissimo, per la scelta di cosa si mangia e per capire i gusti, mentre i cassetti racchiudono tutto un mondo di dettagli, per come vengono tenuti gli oggetti, per l’ordine o il disordine che c’è, per come si sistema tutto…
      Mi fa piacere che ti abbiano colpito le foto delle mani, in effetti parlano anche loro, tantissimo… anche da come si regge una tazza, una ciotolina o un mazzo di carote si percepisce la delicatezza e il senso di protezione che si ha verso le cose…
      Ti aspetto con i crostini e magari con qualche patata dolce, nella vellutata bianca di parmigiano ci possono stare bene… 😉

  • Martina

    24 Ottobre 2016 at 7:05

    I cassetti rispecchiano gli schemi mentali con cui guardiamo il mondo e lo classifichiamo … per colore, materia, uso e praticità. Nei miei regna ordine maniacale, interrotto a tratti da impeti di tornadi senza preavviso e con voglia di buttar all’aria tutte le carte in gioco.
    … Schemi mentali da una che forse tutte le rotelle a posto proprio non le ha, e che quando ha visto la foto, più che il libro magico nello sfondo, ha notato la bella tazza in mostra e se l’è immaginata presa tra le mani in un bistrò vero, gestito da una persona che dispensa parole in musica e poesia e gatti che fanno capolino tra i tavoli 🙂

    1. Francesca P.

      25 Ottobre 2016 at 0:40

      Se l’ordine è spezzato da caos o imprevedibilità va bene, significa che c’è voglia di rompere gli schemi e si lascia spazio all’improvvisazione, che secondo me è come un jolly… sì, improvvisare dà libertà, la stessa che si ha quando sistemiamo i cassetti e decidiamo noi con cosa – e chi – riempirli…
      A me piacciono le rotelle di liquerizia e le persone che non hanno tutte le rotelle a posto, quindi… 😉
      Quella tazza l’ho sentita mia appena l’ho vista, non potevo non comprarla… il suo posto è qui e non in un cassetto, ma in una vetrinetta! 🙂

  • m4ry

    24 Ottobre 2016 at 14:50

    Ho appena letto il tuo commento su IG e sono venuta subito qui…e mi è scappato un sorriso…sì, per il modo in cui abbiamo impiattato, per quella granella ( che nel mio caso sono semini) che dà l’idea di tanti desideri lasciati cadere, quasi a volerli piantare per farci crescere delle belle piantine e poi perché fino all’ultimo sono stata indecisa se usare le bietole…o indovina un po?! Il cavolo viola ! ahahahah! Questa vellutata mi piace tantissimo, come questi scatti così avvolgenti e anche l’immagine dei cassetti…ciao amica mia <3

    1. Francesca P.

      25 Ottobre 2016 at 0:45

      Amica con tanti cassetti pieni e dal cuore di verdura verde (!), è bello condividere una vellutata diversa ma simile… si vede che entrambe abbiamo voglia di calore, di sapori decisi come spezie e parmigiano, di colori che irrompono improvvisi a decorare, di mani che stringono qualcosa fatto con amore, di mantelli neri come la notte, quando la voce diventa più bassa e le emozioni pulsano più forte… e insomma, sai di cosa sto parlando! 🙂

      1. m4ry

        25 Ottobre 2016 at 7:32

        E qui ci starebbe una risata satanica “uhahhhhuuuhnauuha” 😛

        1. Francesca P.

          26 Ottobre 2016 at 0:25

          … che risuona in tutte le stanze e forse attraversa persino tutta l’Italia! 🙂
          (e scatta altra risata…)

  • Emanuela

    24 Ottobre 2016 at 16:54

    oh, noooooo! avevo scritto il mio commento ma non è stato pubblicato… cioè.. è stato cancellato o non so…. ooooohhhh vorrei chiudermi in un tuo cassetto ora… all’istante, starci lì accoccolata calda…. tu cassetto grande ed accogliente, come ti piacciono a te (si “a te ti! “) …. ora cerco di riscriverlo di nuovo, anche se… non sarà uguale ….
    mia nonna aveva un manuale …. di pasticceria, lo aveva …. lo osservo sempre, li tra libri di cucina …. è un manuale “professionale” perché nonna quando si è trasferita da Milano a Mercatale (il paese dove son nata) ha aperto una pizzeria al taglio con anche servizio rosticceria e faceva pure un sacco di dolci …. le dosi son infatti da super portate (ad esempio per la crema 12 tuorli) …. “Manuale della massaia e dell’artigiano” … la copertina si è staccata, le pagine sono ingiallite e macchiate ed emana quell’odore di soffitta, di vecchio e di spesso .. non so come spiegare …è stra completo dalle basi alle decorazioni, dalle caramelle ai cioccolatini alle torte nuziali …
    Di nonna adoravo due cassetti …. quello del comò di camera sua, il primo dove lei teneva i gioielli … largo e spazioso come lo era lei, che ci potevi entrare pure tu …tra i suoi gioielli ….
    poi ce n’era uno in salotto piccolo e pieno di cose ….i suoi foulard, le foto di quando era ragazza e di mia mamma e mio zio da piccoli, le foto in bianco e nero del nonno (quanto era bello da giovane!) ….
    sarei volentieri entrata anche lì, come nella calda flanella dei lenzuoli che invece custodiva nell’ultimo ampio e accogliente cassetto del comò ….
    la nonna Gina era un bellissimo cassetto, pieno di vita, lo aprivi non tanto facilmente, a volte si inceppava e doveva per forza andare nel suo verso, ma ti scaldava il cuore, ti abbracciava e trovava sempre il posto per te….già ….
    anche a me piacciono i cassetti … ognuno ha un suo profumo, un suo spazio ed un suo “ripieno”, se riesci ad aprirli quelli difficili sono i più sorprendenti, perché hanno al loro interno così tanto….
    che alle volte esploderebbero….
    io sono un cassetto difficile ed un po’ difettoso…ho il pomello ma a volte faccio cilecca, devi fare attenzione….però quando mi hai aperto ….se riesci ad entrare ….. ti accolgo .. e ti faccio spazio ….con generosità .. nonostante sembri piccolino son profondo, ma non ho un doppio fondo….anzi…. a volte è fin troppo facile rompermi, scheggiarmi e farmi del male . …..
    tu però cara la mia gattina sai come entrare, come prendere il giusto spazio, senza invadere ..e ti adoro proprio per questo… le tue zampette non hanno mai gli artigli…accarezzi e non graffi …
    grazie.. Manu.

    1. Francesca P.

      25 Ottobre 2016 at 0:53

      Manu, sono contenta che mi abbia aperto il cassetto della memoria portandomi un po’ dentro il tuo passato, adoro i ricordi legati alle nonne, specialmente quando si intrecciano con la cucina… il suo/tuo manuale è prezioso, credo al potere affettivo di alcuni oggetti, simboleggiano la persona a cui appartenevano e ce la fanno sentire vicina, presente, anche quando non c’è più…
      Non esistono cassetti difettosi, al massimo cassetti prudenti, o un po’ timidi, o un po’ paurosi… sono sicura che quando sveli il tuo contenuto si trovino tante cose belle, ma giustamente non vanno mostrate a chiunque, come i tesori…
      Ti ringrazio per le belle parole che mi dici, ma a volte graffio anch’io, sai… ma solo per difendermi – e difendere ciò che amo – e se necessario, preferisco di gran lunga fare le fusa e le coccole… e commenti così per me lo sono! 🙂

  • zia consu

    24 Ottobre 2016 at 18:38

    Quante cose preziose ed inaspettate nel tuo cassetto 🙂 Grazie x questa coccola, il lunedì fa sempre piacere lasciarsi accarezzare dalle tue parole <3
    Buona settimana <3

    1. Francesca P.

      25 Ottobre 2016 at 0:56

      Consu, quasi quasi preparo una vellutata ogni lunedì, così la settimana inizia in modo più morbido… 🙂
      Sapessi quante coppette e tazze ho ancora da fotografare, messe in fila nei miei cassetti… alcuni faticano a chiudersi e a volte temo di rompere tutto, ahaha, ma i cassetti magri e minimalisti proprio non mi si addicono! 😀

  • Mimma e Marta

    24 Ottobre 2016 at 21:26

    Quel libro, passato di generazione in generazione, è un vero gioiello, uno di quelli che mi augurerei poter trovare anch’io se frugassi in un vecchio cassetto dall’odore di muffa…
    E che incanto quella vellutata :-*

    1. Francesca P.

      25 Ottobre 2016 at 0:58

      Di madre in figlia, tante ricette da imparare, di cucina come di vita… mi piace questo “passaggio del testimone” fatto di carta un po’ ingiallita e pagine da sfogliare con attenzione, in futuro i nostri amati libri di oggi rappresenteranno lo stesso, ci pensate? 🙂

  • Margherita

    25 Ottobre 2016 at 3:20

    Non conosco l’anno di stampa del tuo Artusi, ma a giudicare dalle foto potrebbe essere stato stampato insieme al mio, quello che con la scusa “mi trasferisco dall’altra parte del mondo” sono riuscita a sottrarre a mia madre… non era in un cassetto, ma in una mensola della sua cucina, e prima della sua quella di mia nonna. A giudicare dal colore delle sue pagine e dall’usura degli angolo a dx, direi che ha avuto una vita interessante. Esattamente come il tuo, immagino. Queste foto sono bellissime, mi fa strano vederle “vestite” di nero e senza felini, ma sono davvero belle! Qui siamo già in fase cappello di lana, sai quanto sarebbe buona la tua vellutata?!?!

    1. Francesca P.

      26 Ottobre 2016 at 0:29

      Marghe, sarebbe bello se lo fotografassi anche tu! 🙂 Io lo tengo chiuso in un cassetto per non farlo rovinare ancora e per “proteggerlo” ma, da anima vintage quale sono, lo metterei in salotto, in esposizione sulla mensola dove tengo anche le macchine fotografiche analogiche e la macchina da scrivere di mio padre, per sfoggiarlo con orgoglio! 🙂
      Contenta ti piacciano le foto, ogni tanto mi piace cambiare e il bianco lascia spazio al nero… ma tornerà presto, come i gattoni!

  • Anna

    25 Ottobre 2016 at 18:23

    Che belle le cose tramandate di generazione in generazione, soprattutto una cosa così bella e preziosa come l’Artusi!
    So già che la tua vellutata sarà un tripudio di sapori e profumi, amo i formaggi in genere e questa mi sa di delicato ma anche sfizioso al tempo stesso! E non posso che rimanere incantata dalle tue foto e da quello sfondo nero che risalta tutti i dettagli. Sempre bravissima 🙂

    1. Francesca P.

      26 Ottobre 2016 at 0:31

      Esatto, Anna, la vellutata ha un sapore deciso ma delicato, perchè il latte stempera i formaggi, mentre il cavolo viola dona una nota di croccante e di dolce che sta bene! Non mi stancherei mai di inventare mille combinazioni per creme, sono tra i piatti più creativi per me! E ovviamente non mi stancherei mai neanche di fare tante foto, anche con sfondi diversi, ma questo lo sai già… 🙂

  • Manuela

    25 Ottobre 2016 at 18:36

    sai che difficilmente nutro invidia- se non quella sana e un po’ chiassosa-ma questa volta, questo libro, te lo invidio davvero.
    Perchè ha una storia profonda come il nero di queste foto: a sfogliarlo potresti sentire il vociare di certe giornate trascorse in cucina, che negli anni si è infilato tra le liste di ingredienti e le pagine opache.
    Devi ritenerti fortunata, se è passato a te, significa che sei pronta per raccontare una nuova storia! 😀

    1. Francesca P.

      26 Ottobre 2016 at 0:37

      Questo libro ti piacerebbe molto, fa sorridere per tante cose che sembrano oggi datate e stupisce per altre che suonavano moderne e innovative già da allora… quando fotograferò le pagine, vedrai che noterai i miei stessi dettagli: l’ironia delle pubblicità vintage, le font usate che abbiamo “rubato”, ispirate da quelle, l’italiano un po’ arcaico delle ricette… insomma, tante cose belle! Ah, il fascino dei libri… ma non devo dirlo a te, so che concordi al 100%! 😉

  • Chiara

    25 Ottobre 2016 at 23:25

    il valore di un vecchio libro passato di mano in mano, le pagine con le macchie di unto , gli angoli rovinati…Ho un vecchio ricettario di mia madre , le ricette sono vintage e mi piace per questo….E’ tempo di coccole e la tua vellutata risclalda lo stomaco e l’anima, benvenuto autunno….

    1. Francesca P.

      26 Ottobre 2016 at 0:42

      Sì, Chiara, in certi ricettari c’è tutto il profumo della genuinità delle donne di una volta, è come fermare un attimo il tempo ed entrare in un’altra dimensione… sarebbe stato bello vedere la bis nonna all’opera, di lei ho solo un ricordo lontano, ma sarebbe stato un modo speciale di conoscerla…
      La stagione delle vellutate è appena iniziata e sappi che qui ne troverai sempre servite tantissime! 🙂

  • ipasticciditerry

    27 Ottobre 2016 at 16:54

    Ero già venuta da te e avevo già letto tutto e ammirato le tue splendide foto, che hanno cambiato atmosfera, come il tempo … quindi lo sapevo che anche tu hai usato il cavolo viola, come me con i miei gnocchi. Ottima la tua vellutata e con dei colori bellissimi. I miei cassetti sono molto disordinati, ogni tanto metto in ordine … o almeno cerco. Solo che, non so come succeda, dopo qualche tempo sono di nuovo tutti in disordine. Passo ore a mettere a posto, a piegare, sistemare … ma non butto via mai niente e allora, finisco sempre per fare di nuovo disordine. A me piace conservare le cose … come i ricordi. Magari quelli più brutti li chiudo in un angolo segreto del cassetto, però sono sempre lì. Perchè anche i brutti ricordi fanno parte della mia vita e se oggi sono come sono, è anche grazie alle brutte esperienze vissute. I miei cassetti si aprono facilmente ma sono molto profondi e quindi solo chi sa guardare riesce a vedere che sono profondi e contengono tante cose. Chi si ferma solo in superfice, vede solo le cose più banali, quelle più estetiche diciamo. Cerco sempre di tenere ordine in alto, così non si vede il disordine che c’è sotto … tanto lo vedono in pochi. Domani è già venerdì … come vola il tempo Fra … un bacio grande a voi tre. ♥

    1. Francesca P.

      27 Ottobre 2016 at 19:47

      Potremmo fare come nei ristoranti: un doppio assaggino di primi, nel segno del viola, con i tuoi gnocchi e la mia vellutata! 🙂
      Il bello dei cassetti è che sono… creativi. Sì, anche il caos che a volte ci regna lo è. Perchè è stimolante fare-disfare, ingarbugliare-riordinare, svuotare-riempire… i cassetti sono cose vive, come noi, come la nostra mente, come la nostra vita! In fondo la rispecchiano… anche noi non sempre ci sentiamo a posto e ogni tanto sentiamo la necessità di far tornare tutto più “preciso”… a me piace anche sapere che in alcuni cassetti troverò sempre alcune cose – e sensazioni – che vi ho nascosto, mi dà sicurezza sapere di averle messe lì al riparo… e chi si ferma in superficie, Terry, non merita nè di vedere cosa c’è dentro, nè di mangiare i nostri piatti! 😀
      Vola il tempo, sì… proverò a rallentarlo la prossima settimana, nel weekend del ponte, salto un giro ma domenica 6 sono di nuovo qui!
      (ti farà piacere sapere che oggi ho fatto parecchi scatti ai felini, che vedrai presto!)

  • Ileana

    27 Ottobre 2016 at 17:13

    I cassetti chiusi a chiave…quelli che hanno bisogno di fiducia, di cura, costanza, quelli che, una volta aperti, non hanno nulla da nascondere: nessun doppio fondo, è tutto lì, tra stoffe, piatti, libri e maglioni…:) Somigliano a quelli a pressione, perché se non trovi la chiave giusta rimarranno chiusi, a custodire pensieri e segreti…ma ci sono persone che riescono ad aprirli, quei cassetti, e allora non c’è nulla di più bello, perché non resta che aprirsi…e abbracciare.
    :*

    1. Francesca P.

      27 Ottobre 2016 at 19:51

      Ile, so che tu sei quel tipo di cassetto con la chiave… non inaccessibile, bisogna solo trovare chi la chiave sa girarla bene, lentamente, nel verso giusto, senza avere fretta… e quanto c’è da dare e mostrare, come ricompensa per averlo saputo fare! 😉
      Aprirsi ed abbracciare: li eleggiamo verbi di questo autunno, ti va? 🙂

  • Francesca

    28 Ottobre 2016 at 10:11

    Sopra uno scaffale, in cucina, riposa tranquillo un pronipote del signor Artusi che fa bella mostra di sè in queste foto. Ha un abito color carta da zucchero e una veste rigida, forse per resistere meglio all’usura del tempo, tuttavia le pagine percorse da un carattere elegante sono ormai ingiallite. Apparteneva a mia nonna, poi a mia mamma ed ora è lì che ogni tanto viene preso in mano e sfogliato con cura, con un sorriso sulle labbra per i termini desueti che sfoggia, con ingredienti alla mano per partire con una ricetta che ha le radici nella tradizione, ma non ha paura di introdurre qualcosa di nuovo.
    Bellissime foto e parole, Franci! Le archivio nel cassetto dedicato a questo angolino meraviglioso: ci sono i post che più ho amato o mi hanno colpito, che sempre mi hanno lasciato belle sensazioni. E foto, immagini, colori, profumi (sì, profumi!) raccolti qui, rubati quasi, e custoditi gelosamente.
    E gatti 😉
    Buon weekend e buon ponte Franci!!!

    1. Francesca P.

      29 Ottobre 2016 at 15:18

      Fra, che bella questa famiglia allargata di Artusi che ci mette – ancora di più – in contatto, tra passato e presente! Abbiamo entrambe tra le mani un oggetto prezioso, che conosce il segreto del tempo e del (man)tenersi bene, che ha assorbito tanti odori buoni e oggi ci è stato dato in consegna, come un tesoro! Possiamo far dialogare i nostri libri e i nostri cassetti, secondo me hanno tante, tante cose da dirsi… come noi due! 😉
      Buon weekend a te, fanciulla che le cose belle le apprezza e le merita… fossi vicina, sai che te le darei anche dal vivo, mentre Ulisse ti servirebbe con la sua zampetta una tazza calda bianca!

  • Laura e Sara Pancetta Bistrot

    28 Ottobre 2016 at 10:15

    I nostri preferiti sono i cassetti di legno pesante, quelli di una volta, i cassetti delle nonne, che profumavano di briciole di pane, di tovaglioli freschi di bucato e foto ingiallite dal tempo. Cassetti tanto preziosi quanto misteriosi, come quello in cui per anni e anni sarà stato custodito questo inestimabile volume.
    Questa insolita veste dark e un po’ misteriosa fa da perfetta cornice per questo libro che ha trovato la compagnia calorosa e genuina di questa vellutata deliziosa!!

    1. Francesca P.

      29 Ottobre 2016 at 15:22

      … i cassetti di legno pesante un po’ scrostato, che ci fanno impazzire per le nostre foto, che cercheremmo e rubereremmo ovunque, riempiendoli di nuovi ricordi, infiniti mestoli e props e tutte le idee che ci frullano per la mente!
      La veste dark mi piace indossarla ogni tanto, quando ho bisogno di contrasti più accentuati e contorni ancora più decisi… tanto a “stemperare” c’è il mio amato bianco, che non manca mai e non si perde una cena! 😀

  • Lev

    30 Ottobre 2016 at 21:46

    E il punto vero di queste foto sono i rametti con i fiori bianchi.
    Che non sono nella storia, che non si mangiano neppure, ma che diventano preziosi sopra quel nero profondo.

    1. Francesca P.

      31 Ottobre 2016 at 11:18

      Diciamo che sono un ingrediente in più… o una delle voci del coro! E magari possono sembrare fiori di parmigiano grattugiato! 🙂
      Grazie del commento!

  • Sandra

    1 Novembre 2016 at 9:49

    I miei cassetti cominciano ad essere troppi Francesca, sono diventati ingombranti, mi nascondono dal mondo, a ogni persona mostro un cassetto diverso, per proteggermi forse, non lo ricordo più perché. Ma sai cos’è, aspetto qualche persona che riesca ad aprire Quelli nascosti e chiuso a chiave, aspetto qualcuno che trovi quella chiave e “mi” apra. È difficile ma non impossibile trovare qualcuno che apre i cassetti, a volte ci può riuscire una amica, a volte un amore, a volte……vorrei solo avere la fortuna di trovare qualcuno con quella chiave! I tuoi post sono bellissimi, in tutto, aspetto il tuo prossimo sempre dopo aver finito quello che leggo. Non smettere di essere quello che scrive e fotografi. Grazie.

    1. Francesca P.

      4 Novembre 2016 at 16:20

      Lo so, Sandra, più il tempo passa e più i cassetti aumentano e aumenta anche il contenuto di ciò che c’è dentro… a volte alcuni diventano pesanti e manca l’aria, ma per fortuna ce ne sono sempre altri più liberi, che possiamo svuotare, scegliendo noi cosa tenere e cosa no… so anche che le persone giuste con quella chiave sono pochissime e molte sembrano aver smarrito la via per arrivare a noi, ma vedrai che qualcuno uscirà… magari proprio da un cassetto stesso, in cui era nascosto fino a quel momento… 🙂
      Grazie mille, mi piace quando vieni a trovarmi, lasci sempre parole “con un segno”… ossia le mie preferite! E ti prometto che non smetto. Non smetto. Non smetto.

  • Claudia

    6 Novembre 2016 at 16:22

    Arrivo un pelino tardi, quando starai già per premere sul tasto “pubblica” per un nuovo post, dopo la lunga pausa. Avevo già letto tempo fa, ma non ero riuscita a lasciare una voce.
    Bellissimo questo post, bellissime le foto (i colori!!). Bellissimo il libro. A me dalla nonna è arrivato poco di materiale, di libri poi…credo non ne abbia mai letto uno in vita sua, nemmeno un ricettario. Ma le mani in pasta le aveva molto spesso, mi sono rimaste immagini e profumi.
    Che tesoro nel tuo cassetto, a questo punto aspetto una ricetta tratta direttamente da lì!

    1. Francesca P.

      6 Novembre 2016 at 18:52

      Tu sai che per le amiche il bistrot non solo è sempre aperto, ma gioca con il calendario e il senso del tempo… e quindi in tavola c’è sempre “il piatto del giorno”, in base a quando si arriva! Questa la piccola magia che mi piace fare… 😉
      Immagini e profumi sono quanto di più prezioso le persone possono lasciarci, che sia sottoforma di ricordi o di pagine consumate… una nonna che fa fettuccine e ravioli è preziosa esattamente come ricettari antichi che si tramandano di mano in mano… e oggi anche di zampetta in zampetta! 🙂

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